Tod’s ha annunciato che entro fine anno il suo marchio sarà fuori dalla Borsa. L’obiettivo resta il delisting e il riposizionamento del gruppo con la valorizzazione dei singoli marchi poi “societarizzati”. A garanzia del rimborso del finanziamento, l’offerta prevede la concessione del 49% del capitale.
Salvo intoppi, 22 anni dopo esser sbarcata in Borsa a Piazza Affari Tod’s si appresta a rimanere fuori dal listino entro fine anno. Dal prospetto informativo approvato ieri dalla Consob emerge infatti, che il periodo di adesione all’offerta, concordato con Borsa Italiana, partirà il 26 Settembre e terminerà alle ore 17:30 del 25 Ottobre 2022, e sarà dunque pari a 22 giorni di Borsa aperta.
Oggetto dell’operazione sono appunto le quote non attualmente controllate né dal fondatore, né da Bernard Arnauld, patron di Lvmh. Infatti la famiglia Della Valle detiene il 63,6% del capitale di Tod’s e il 75,5% dei diritti di voto, mentre all’imprenditore francese fanno capo il 10% del capitale e 8% dei diritti di voto.
Il 25 Ottobre 2022 è quindi l’ultimo giorno per aderire all’offerta, salvo proroghe del periodo di adesione e ferma l’eventuale riapertura dei termini.
Il terzo giorno successivo alla chiusura del periodo di adesione, ossia il 28 Ottobre, la famiglia Della Valle che attraverso Deva Finance promuove l’Opa finalizzata al delisting pagherà a ciascun aderente all’offerta un corrispettivo in denaro pari a 40 euro, da intendersi inclusivo delle cedole relative a eventuali dividendi distribuiti da Tod’s, per ciascuna azione portata in adesione all’offerta.
L’efficacia dell’offerta è subordinata al raggiungimento di una soglia di adesioni tale da consentire di venire complessivamente a detenere una partecipazione superiore al 90% del capitale di Tod’s.
Tod’s fuori dalla Borsa: chiesto prestito da 420 milioni di euro
Per lanciare l’offerta i Della Valle hanno chiesto un prestito da 420 milioni di euro, erogato da Bnl, Credit Agricole, Deutsche Bank a Deva Finance srl, a sua volta detenuta da diVi, finanziaria che è indirettamente controllata da Diego Della Valle. Il finanziamento richiesto è da utilizzare per finanziare il corrispettivo per l’acquisto, tutti i costi e le spese connesse all’offerta e al delisting.
A garanzia del prestito diVi ha dato in pegno al pool di istituti il 49% del gruppo della moda. Inoltre, se l’Opa non dovesse raggiungere il 90% del capitale di Tod’s, si legge ancora, l’obiettivo è in ogni caso quello di “conseguire il delisting mediante la fusione”. Da notare che il prestito richiesto è superiore di 82 milioni rispetto l’importo massimo dell’Opa che equivale a un corrispettivo di 338 milioni.
Tra gli obiettivi dell’operazione c’è quello di valorizzare i singoli marchi del gruppo partendo dall’ammiraglia Tod’s e proseguendo con Roger Vivier, Hogan e Fay, “dando loro una forte visibilità individuale e una grande autonomia operativa”. Strategia che verrà perseguita “anche attraverso la creazione di più società ad hoc, in ciascuna delle quali concentrare l’attività propria dei singoli marchi”.
Un operazione, questa di dividersi in quattro, che da un parte potrebbe “riflettersi sui conti, nel breve termine”, ma dall’altra permetterebbe alla famiglia di valorizzare meglio il prezzo e il dna di ciascuno e c’è chi non esclude future vendite o quotazioni dei singoli brand.
L’approvazione di ieri dell’offerta da parte del cd di Tod’s ha visto per la prima volta l’assenza del consigliere Chiara Ferragni che non si è quindi espressa sulla “congruità” dell’offerta.
Quello di Tod’s è solo l’ultimo nome di una serie di realtà che, per motivi e scopi diversi, hanno deciso di lasciare la Borsa italiana. Da Piazza Affari, infatti sono andati via o lo faranno a breve, anche Atlantia, il gigante delle infrastrutture della famiglia Benetton che ha deciso di riacquistare le azioni, ed Exor, holding della famiglia Agnelli che si trasferirà nella Borsa di Amsterdam. E anche Autogrill, Cerved, Cattolica Assicurazioni e la squadra di calcio dell’AS Roma. Non ultima Fedon, entrata nel portfolio di Luxottica.