Charlize Theron racconta un episodio oscuro dei suoi inizi a Hollywood, in cui un regista voleva che vestisse sexy per essere più hot sullo schermo.
Charlize Theron sul regista che voleva che si vestisse più sexy: “Fu davvero degradante”
Charlize Theron all’attacco di Hollywood e delle disgustose abitudini che caratterizzano quel mondo nei confronti dell’universo femminile.
L’attrice sudafricana, premio Oscar per il film Monster, ha raccontato in una recente intervista, un episodio degli inizi della sua carriera, nel quale un regista – del quale la Theron non rivela il nome – cercò di farle indossare vestiti sexy per un film per farla apparire più “fuckable” sullo schermo.
“Sul set di un film c’era questo regista maschio che continuava a farmi provare vestiti di scena, prova dopo prova dopo prova. Ed era davvero ovvio che tutto ciò aveva a che fare con la mia sessualità e quanto sc***bile potevano farmi apparire nella pellicola. E in pratica era questa la norma quando ho iniziato la mia carriera. Non avere alcun controllo sugli abiti di scena che andrai a indossare era una delle cose che mi ha dato dannatamente fastidio per anni. Trovarti con dei tizi che ti fanno provare i vestiti, praticamente davanti a loro, e altre cose del genere era davvero degradante e, quando ho iniziato, non se ne parlava. Quelli erano i vestiti da indossare e non c’era discussione in proposito”.
Anni di abusi e di silenzio, fino al caso Weinstein e al MeToo
Quella della Theron non è, purtroppo, l’unica voce che si è levata contro il vergognoso e criminale malcostume di certi uomini di potere di Hollywood. Tempo fa, fu Diane Kruger a raccontare un episodio analogo che le era capitato durante un provino per Troy, pellicola che lanciò la sua carriera, nel quale si sentì trattata come “un pezzo di carne”.
Come la Kruger, anche la Theron riconosce che le cose cominciano a cambiare nella Mecca del Cinema, a seguito del vaso di Pandora scoperchiato dopo lo scandalo Weinstein e il successivo arresto dell’ex grande produttore, e la nascita di un movimento prezioso come il MeToo. La sua lotta iniziò con la fondazione della sua casa di produzione, Denver & Delilah, nata anche per evitare che altre donne dovessero affrontare ciò che lei aveva subito.
“Fondai la mia casa di produzione nel 2003, dopo l’esperienza con Monster, che i finanziatori volevano fosse una specie di film lesbico con me e Christina Ricci, e non la pellicola poi effettivamente realizzata da Patty Jenkins. Lottai e mi assicurai che il film non fosse quello che volevano i produttori. Mi batto continuamente per creare un ambiente sul set che abbia tutte le caratteristiche che avrei voluto vedere trent’anni fa quando ho iniziato. Non sempre ci riesco, ma sto molto attenta a considerare la situazione complessiva e a domandarmi sempre qual è il meglio che possiamo fare”.
Per approfondire temi e curiosità legate al cinema, l’appuntamento è con Buio in Sala, la domenica dalle 20 alle 22 su Radio Cusano Campus.