Ryan Grantham è stato condannato all’ergastolo dopo la sentenza pronunciata il 21 Settembre scorso per aver ucciso la madre nel Marzo del 2020. Voleva uccidere anche il primo ministro canadese Justin Trudeau. L’attore era diventato famoso per aver interpretato Jeffrey Augustine nella serie tv Riverdale.
Si è conclusa, con la condanna all’ergastolo, senza possibilità di libertà per buona condotta per i prossimi 14 anni, la drammatica vicenda giudiziaria che ha visto protagonista l’attore ventiquattrenne Ryan Grantham. L’accusa di omicidio di secondo grado è stata confermata solo il 21 Settembre scorso dalla British Columbia Supreme Court Justice.
L’attore era diventato famoso per essere apparso nella serie tv Riverdale nel ruolo di Jeffrey Augustine e, in precedenza, aveva partecipato anche ai film “Diario di una schiappa” e “Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo” di Terry Gilliam, dove prestava il volto alla versione bambina del personaggio interpretato da Andrew Garfield.
Secondo quanto riportato dal Daily Telegraph, era stato lui stesso ad ammettere davanti alla polizia di aver ucciso sua madre, la 64enne Barbara Waite, il 31 Marzo 2020 nella loro casa in Canada e aver anche complottato per assassinare il primo ministro canadese Justin Trudeau.
La donna è stata uccisa con un colpo di pistola alla nuca mentre era distratta nel suonare il pianoforte nella casa di famiglia a Squamish. L’attore immediatamente dopo ha registrato un video con una videocamera GoPro in cui ha confessato il terribile gesto e mostrato il corpo senza vita della donna: “Le ho sparato”, dice nelle immagini.
In seguito, il 24enne ha comprato birra e marijuana e guardato Netflix mentre costruiva delle molotv artigianali, prima di coprire il corpo di sua madre con un lenzuolo e andare a letto, secondo la sua dichiarazione resa alla polizia.
Il giorno successivo ha appeso un rosario al pianoforte di sua madre e ha messo candele accese intorno al suo corpo.
Secondo un rapporto della CBC di Giugno, i rapporti psichiatrici indicavano che Ryan Grantham stava attraversando un “periodo intenso di depressione clinica” prima dell’omicidio.
L’attore avrebbe deciso di uccidere sua madre, che all’epoca stava combattendo il cancro, “per risparmiarle di mostrarle la violenza che intendeva commettere“. Nel frattempo, Ryan Grantham sta infatti ricevendo assistenza psichiatrica in prigione. Tuttavia la perizia sulla sua psiche non ha fermato i giudizi dal condannarlo all’ergastolo per gli atti commessi.
Ergastolo Ryan Grantham: l’attentato al premier Trudeau
Il giovane dopo aver ucciso la madre, è salito in auto portando con sé tre pistole e 12 bombe, e ha guidato fino al Rideau Cottage, la residenza di Trudeau a Ottawa.
Grantham in seguito ha confessato agli investigatori il suo piano per uccidere il Primo Ministro, scrivendone anche nel suo diario. Mentre raggiungeva la sua destinazione, l’attore è stato sfiorato anche dall’idea di commettere una sparatoria di massa sul Lions Gate Bridge o alla Simon Fraser University, dove stava studiando, ma poi ha rinunciato ai suoi folli intenti e ha guidato fino al dipartimento di polizia di Vancouver, dove si è consegnato confessando l’omicidio della madre.
Il pentimento
Nei mesi precedenti il folle gesto, Grantham era caduto in una spirale discendente, passava le sue giornate a fumare erba e guardare video violenti sul deep web mentre era afflitto da pensieri suicidi e idee omicide.
Il giudice Kathleen Ker, che ha emanato la condanna, ha spiegato che il giovane sembrava sinceramente pentito. A Giugno, si è scusato per le sue azioni, dicendo che sua madre non meritava quello che le aveva fatto e nel Marzo di quest’anno, l’attore si è pronunciato sull’accaduto, esprimendo profondo rammarico per il delitto commesso. “Di fronte a qualcosa di così orribile, chiedere scusa mi sembra così inutile“, ha dichiarato Grantham alla corte di Vancouver. “Ma da ogni fibra del mio essere, voglio dire che mi dispiace”.