Da Torino parte una class action per spingere Philips ad accelerare la procedura di ritiro e sostituzione dei dispositivi difettosi, quindi pericolosi di supporto ai pazienti affetti da apnea notturna e altri problemi respiratori. Sotto accusa due ventilatori, i modelli Remstar Pro e DreamStation 1.
L’associazione Apnoici italiani e l’associazione dei consumatori Adusbef hanno presentato una class action al Tribunale di Milano perché imponga a Philips di velocizzare il ritiro dei macchinari indicati come difettosi e quindi pericolosi per i pazienti che soffrono di apnea notturna e altri problemi respiratori.
Sotto accusa i modelli Remstar Pro e DreamStation 1, due distinti ventilatori di tipo “Cpap” della Philips Respironics. Era stata la stessa Philips ad annunciare nell’Aprile 2021 che alcuni modelli di ventilatori non rispettavano gli standard di qualità, tuttavia minimizzando la gravità del problema. L’importanza del difetto è apparsa più evidente a Giugno quando l’azienda ha iniziato a ritirare dal mercato i macchinari incriminati. In quest’occasione Philips aveva divulgato questo comunicato, manifestando l’entità del problema:
“Questi dispositivi medici possono provocare lesioni gravi potenzialmente letali o danni permanenti”.
L’azienda aveva promesso di impegnarsi nel recupero dei modelli già distribuiti e provvedere alla sostituzione con dispositivi idonei. Questo intervento avrebbe dovuto concludersi a fine 2022, ed invece, ad ora, in Italia i dispositivi ritirati sono solo il 25% su circa 100 mila.
A precisare in cosa consista il malfunzionamento di questi ventilatori difettosi è il presidente dell’Associazione nazionale Apnoici Luca Roberti:
“Il problema riguarda il materiale fonoassorbente usato negli apparecchi che, stando agli studi, si degrada sprigionando polveri e sostanze tossiche. C’è poca informazione e disponibilità di dati. Per questo abbiamo anche commissionato uno studio indipendente sui prodotti.”
La questione ovviamente ha risvolti internazionali dato che in totale Philips ha rilasciato circa 15 milioni di ventilatori di questo tipo in tutto il mondo.
Class action Philips: disparità tra le varie nazioni
Luca Roberti, presidente nazionale dell’associazione Apnoici, ha poi sottolineato come ci sia disparità tra le varie nazioni, in quanto in Olanda i macchinari ritirati sono il 55% mentre in Australia il 60%, chiedendosi dunque come sia possibile che nel nostro Paese la percentuale sia ferma ad appena il 25%.
Lo stesso Roberti ha poi esortato l’azienda ad accelerare la sostituzione di tali dispositivi o quanto meno modificare la vaschetta da cui proviene l’aria.
L’apnea notturna è una sospensione del respiro per un periodo di diversi secondi tale da comportare una diminuzione dell’ossigeno nel sangue. In Italia, sono oltre 4 milioni le persone che soffrono di questo disturbo, di queste 240mila sono sotto terapia. Il 70% di essi si affida al servizio sanitario nazionale per il comodato d’uso di questi ventilatori.
La richiesta dei legali
La class action contro Philips è stata preparata da una squadra di legali di Torino, coordinati dall’avvocato Stefano Bertone dello studio legale Ambrosio&Commodo.
L’avvocato Renato Ambrosio è intervenuto in prima persona affermando:
“La nostra è un’azione inibitoria per l’interesse collettivo. Prima questi dispositivi vengono ritirati, meglio è. Bisogna impedire che i danni aumentino, poi si valuterà caso per caso”.
Successivamente, il collega Stefano Commodo ha riassunto la class action come esempio di democrazia giudiziaria ed ha esortato il tribunale di Milano ad intervenire in maniera preventiva perché i pazienti purtroppo non possono permettersi di aspettare le lungaggini burocratiche. Secondo lo stesso legale, ci sarà tempo in future cause giuridiche per discutere eventuali sanzioni o risarcimenti, nel caso i termini non vengano rispettati.
Ed ancora, lo stesso gruppo di avvocati ha rimarcato il fatto che ora è indispensabile limitare i danni, in quanto prodotti di questo genere devono essere sicuri almeno al 95% e il consumatore non può essere messo davanti a una scelta di rischio.
In questo momento, infatti, i pazienti affetti da apnea notturna devono decidere autonomamente se continuare la terapia con i dispositivi difettosi di Philips o andare incontro al peggioramento della malattia.