Il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov si è lasciato andare a parole che fanno presagire una tensione internazionale sempre in crescita, arrivata ormai alle stelle: “L’Ucraina è diventato uno Stato nazista totalitario”.
Così il ministro degli Esteri russo durante la riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dedicato alla sempre più delicata situazione in Ucraina, dove la guerra procede senza interruzioni da oltre sei mesi.
Il governo di Kiev “vieta le proteste, reprime il dissenso, canali televisivi sono stati chiusi allo scopo di non consentire nessun punto di vista alternativo, giornalisti vengono perseguitati. I rapporti di organizzazioni che non possono certo essere sospettate di simpatia per i russi, come Amnesty, che hanno confermato che i nazionalisti ucraini hanno utilizzato pacifici civili come scudi umani”.
In particolare Lavrov si rivolge a i “cinici Paesi che pompano armi in Ucraina per trascinare il conflitto il più a lungo possibile allo scopo di logorare e indebolire la Russia”.
L’Occidente è coinvolto direttamente nel conflitto
“L’Occidente collettivo è coinvolto in modo diretto, è parte del conflitto. Nell’esercito russo nessuno si fa illusioni sul fatto che stiamo combattendo non l’Ucraina ma l’Occidente collettivo”.
Lavrov si è poi soffermato sui bombardamenti alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, fonte di discussione internazionale.
“Non è molto difficile capire chi sia responsabile dei bombardamenti. La visita dell’Aiea è stata artificialmente ritardata creando una situazione molto spiacevole”.
L’operazione militare era inevitabile
Lavrov è poi tornato sui motivi del conflitto: il ministro ha ricostruito le numerose e criminali attività antirusse da parte di Kiev nel Donbass, ribadendo che atteggiamenti simili non saranno mai tollerati dalla Russia e che la guerra è una conseguenza di questi avvenimenti che si sono protratti anche troppo a lungo.
Il ministro russo è arrivato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che aveva com tema l’Ucraina un’ora e mezza di ritardo.