Avere incubi settimanali è associato a un rischio di declino cognitivo quattro volte superiore. Gli uomini più esposti delle donne.

Un nuovo studio che ha seguito persone di mezza età e anziani per diversi anni ha dimostrato che fare brutti sogni frequentemente è associato a un rischio maggiore di demenza, tuttavia non è del tutto chiaro se sono gli incubi un segno della demenza o se sia la demenza in fase iniziale a scatenarli. Comunque un associazione risulta evidente.

A determinare l’associazione tra i brutti sogni e la demenza è stato il professor Abidemi I. Otaiku, docente presso il Dipartimento di Neurologia del Birmingham City Hospital e NIHR Academic Clinical Fellow in Neurology dell’Università di Birmingham (Regno Unito).

Demenza, brutti sogni: Le osservazioni

Intanto il dottore ha analizzato tre studi statunitensi dedicati alla saluta e all’invecchiamento, l’Osteoporotic Fractures in Men Study (MrOS) e lo Study of Osteoporotic Fractures ( SOF) per gli anziani e il Midlife in the United States (MIDUS) per gli individui di mezza età.

In tutto sono stati coinvolti 605 adulti con un’età media di circa 50 anni e 2.600 anziani con età pari o superiore ai 79 anni. All’inizio dello studio, nessuno aveva segni di declino cognitivo o demenza. Gli adulti di mezza età sono stati seguiti in media per 13 anni, mentre gli anziani per un periodo di medio di 5 anni.

Tutti i partecipanti hanno risposto a questionari di vario tipo (uno chiedeva la frequenza degli incubi) e sono stati sottoposti esami per valutare la cognizione, quali test mnemonici e test di linguaggio.

Dopo aver incrociato tutti i dati il professor Otaiku ha constatato che una maggiore frequenza di brutti sogni risultava associata a un rischio più elevato di declino cognitivo tra gli adulti di mezza età e alla demenza (come il morbo di Alzheimer) nei soggetti anziani.

Gli adulti di mezza età con incubi ricorrenti settimanalmente avevano quattro volte le probabilità di sviluppare il declino cognitivo rispetto a chi non ne aveva, mentre gli anziani che facevano brutti sogni avevano il doppio delle probabilità di avere una diagnosi di demenza nel periodo di studio. Gli uomini risultavano sensibilmente più colpiti delle donne.

Le parole degli esperti

Quanto afferma Abidemi Otaiku del Center for Human Brain Health dell’Università di Birmingham.

“Abbiamo dimostrato per la prima volta che sogni o incubi angoscianti possono essere collegati al rischio di demenza e al declino cognitivo tra gli adulti sani.”

Gli incubi, secondo gli autori, possono affollare le notti dei futuri malati anche “diversi anni o addirittura decenni prima della comparsa dei problemi di memoria e delle difficoltà di pensiero che caratterizzano la demenza”.

Averlo scoperto “è importante – sottolinea Otaiku – perché” per questa condizione “ci sono pochissimi indicatori di rischio che possono essere identificati già nella mezza età. Sebbene sia necessario confermare il link”, i ricercatori ritengono che individuare gli ‘habitué’ dei brutti sogni possa essere “utile per identificare le persone ad alto pericolo di demenza e mettere in atto strategie volte a rallentarne l’insorgenza”.

Lo studio cinese legato al tempo di dormita

E un’altra ricerca mette in guardia sul sonno eccessivo in tarda età, quella di scienziati cinesi, che da un loro studio emerge che l’orario in cui le persone vanno a letto e la quantità di tempo dormito possono contribuire in maniera forte all’insorgenza della demenza.

Gli scienziati hanno seguito 1.982 anziani asiatici che all’inizio della ricerca non presentavano demenza. A 97 è stata successivamente diagnosticata, nel corso di un follow-up medio di 3,7 anni. La probabilità di ammalarsi è risultata del 69% più alta tra chi dormiva più di 8 ore contro 7-8 ore, e doppia fra chi si coricava prima delle 21 invece che alle 22 o più tardi.

“Ciò suggerisce, scrivono i ricercatori, che la funzione cognitiva dovrebbe essere monitorata negli anziani che riferiscono tempi prolungati trascorsi a letto e tempi di sonno più lunghi”.