Gli attacchi ransomware, purtroppo, stanno diventando sempre più all’ordine del giorno. Questo tipo di attacchi, infatti, rubano credenziali e password chiedendo poi un riscatto ai diretti interessati per sbloccare gli account. Ma c’è una classifica ancor più triste che riguarda l’Italia, ossia quella mondiale per numero di attacchi subiti e che vede il tricolore posizionarsi al sesto posto.

Cosa significa questa classifica legata agli attacchi ransomware?

Nel corso degli ultimi anni abbiamo assistito a un vero e proprio boom del fenomeno ransomware e, sebbene ora sempre meno vittime sono disposte a pagare i riscatti, le ricerche degli esperti di cybersicurezza svelano dati preoccupanti. Lo studio condotto da NordLocker ha analizzato numerosi database di incidenti ransomware arrivando a delle conclusioni specifiche per il Belpaese: su 18 settori identificati, i settori più colpiti sul nostro mercatosono quelli della manifattura (19,7% degli attacchi), trasporti e logistica (9,5%) e tecnologia (8%); seguono poi mercato automotive e alimentare al 7,3%.

Tomas Smalakys, direttore tecnico di NordLocker, ha dichiarato: “Il ransomware è un tipo di attacco informatico che costringe le aziende a interrompere le operazioni, prendendo possesso dei file più importanti e sensibili e chiedendo all’azienda un riscatto per il recupero dei dati. […] I criminali colpiscono principalmente le piccole imprese dal momento che per loro la sicurezza informatica è spesso un aspetto secondario. Le imprese più piccole danno legittimamente priorità alla crescita dei processi operativi, mettendo da parte la cybersecurity. Questo, combinato con i margini di profitto solitamente ridotti che le piccole imprese devono affrontare, le rende non soltanto facili da hackerare, ma anche molto più inclini a pagare, dal momento che non hanno i fondi per reggere una prolungata interruzione delle operazioni”.