Visibili anche a 24 ore di distanza gli effetti del discorso di Vladimir Putin sulla mobilitazione parziale: proteste in tutta la Russia, anche sugli Urali, e Telegram oberato di messaggi e gruppi anti-guerra. Ma la repressione del dissenso è stata implacabile da parte delle autorità.
Proteste in Russia, coinvolte tutte le aree del Paese
Come spesso accade sono i contenuti audio e video a raccontare con efficacia cosa sta accadendo in Russia dopo il discorso di Putin: sarebbero 38 le città coinvolte nelle proteste lungo tutto il territorio sovietico, sulla scia di quanto successo nei giorni successivi all’invasione ucraina. Mosca e San Pietroburgo, ma anche città al confine con il Caucaso come Belgorod o ancora verso la parte asiatica del Paese (Ekaterinenburg, Ufa, Perm, Krasnojarsk, Irkutsk, Novosibirsk, Tomsk, Samara).
Il bilancio degli arresti parla di oltre 1.300 fermi da parte della polizia. Ieri è diventato virale il video che ritrae la coda chilometrica di auto dirette verso il confine con la Finlandia, mentre era già uscita la notizia in merito all’overbooking dei voli aerei verso Ue, Turchia e Armenia. Anche i governatori e i sindaci delle zone occupate dai russi, come Melitopol e Kherson, hanno invitato la popolazione ad abbandonare velocemente questi territori.
A tal proposito, la Russia deve incassare un altro duro comunicato della Turchia, che ha dichiarato “illegittimi” i referendum promossi nelle zone ucraine occupate da Mosca. Infine, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha commentato le parole dei leader occidentali dall’Assemblea Generale Onu:
Le armi Nato vengono usate dal regime neonazista di Kiev per uccidere i civili nel territorio russo al confine con l’Ucraina. Il Pentagono sta fornendo all’intelligence di Kiev le coordinate degli obiettivi, perché temono che Russia e Ucraina possano raggiungere un accordo, quindi hanno proibito a Kiev di intrattenere ulteriori colloqui con Mosca
Sergei Lavrov, ministro degli Esteri