Il presidente turco Recep Erdogan non sarebbe solo un valido mediatore ma anche un ottimo persuasore e indovino: in un’intervista a un emittente americana il leader di Ankara avrebbe confessato i retroscena dell’incontro con Vladimir Putin avvenuto lo scorso 16 settembre:

In Uzbekistan ho incontrato il presidente Putin e abbiamo avuto discussioni molto approfondite. Sta dimostrando che è disposto a porre fine a questa situazione il prima possibile. Questa è stata la mia impressione, perché il modo in cui si stanno svolgendo le cose ora è piuttosto problematico per la Russia; in caso di accordo ci sarà uno scambio di ostaggi come passo in avanti significativo. La pace è l’unico obiettivo che voglio raggiungere

Recep Tayyip Erdogan all’emittente Pbs

Guerra in Ucraina, Erdogan potrebbe aver preso un abbaglio su Putin

Erdogan lancia una clamorosa indiscrezione su Vladimir Putin a cui va dato il beneficio del dubbio visto il felice precedente con il grano ucraino. La pace rimane il primo obiettivo, e il capo del Cremlino sembrerebbe sul punto di considerare la richiesta:

Se in Ucraina si stabilirà una pace definitiva, ovviamente la restituzione delle terre a Kiev sarà fondamentale. Tutto ciò che vogliamo fare è porre fine a questa battaglia con la pace, sia che l’iniziativa parta di Putin che da Zelensky. La gente continua a morire e non ci sarà nessun vincitore alla fine della giornata

Recep Tayyip Erdogan all’emittente Pbs

Le orecchie vigili del Cremlino intercettano immediatamente tali dichiarazioni e, senza sorpresa, ne prendono le distanze:

La prospettiva diplomatica di risoluzione dell’operazione speciale in Ucraina non è al momento percorribile

Dmytro Peskov, portavoce del Cremlino

Putin, nel frattempo, dovrebbe ratificare a stretto giro una serie di emendamenti presentati dalla Duma, la camera bassa del Parlamento russo, sulle pene da infliggere a chi si rifiuterà di combattere al fronte.

Settimana di referendum in Donbass e a Kherson

In attesa di capire cosa accadrà alla riunione Onu a New York, dove Kuleba e Lavrov sono arrivati da poche ore, sul versante russo si intravede quale sarà la prossima mossa: i referendum di annessione.

Un meccanismo a cui i funzionari del Cremlino lavorano da tempo, ma che non ha mai riscosso grande successo in tutti i territori conquistati durante l’invasione. Kherson, una delle prime città a cadere, vede una forte resistenza della popolazione locale contro la russificazione già manifestata con i nuovi passaporti. Già in questa settimana, dal 23 al 27 settembre, saranno organizzati i referendum nei luoghi simbolo di questi sette mesi di conflitto: Kherson e gli oblast di Lugansk e Donetsk. Rimane esclusa Zaporizhzhia, sempre al centro del contendere tra le forze armate

L’Ucraina ha tutto il diritto di liberare i suoi territori e continuerà a farlo. Né falsi referendum né mobilitazioni create ad arte cambieranno nulla. La Russia, com’era, rimane un paese aggressore che occupa illegalmente parte della terra ucraina

Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri ucraino

Insomma, la strada verso la pace è ancora lunga ma per lo meno la giornata di oggi ha offerto uno spiraglio di luce dopo oltre 200 giorni di conflitto serrato.