Adnan Syed è stato scarcerato dopo 23 anni di reclusione dal processo che nel 1999 lo aveva visto colpevole dell’omicidio della fidanzata diciottenne Hae Min Lee. Il suo caso era stato anche argomento del podcast di successo “Serial” da parte di un gruppo di giornalisti.
Lunedì 19 Settembre un giudice di Baltimora ha ordinato che Adnan Syed venisse scarcerato, dopo aver annullato la condanna del 1999 per l’omicidio della sua fidanzata del liceo. Adnan Syed, oggi 42 enne, è stato dunque rilasciato dopo ben 23 anni di reclusione.
All’epoca dei fatti, il diciasettenne studente della Woodlawn High School era stato incarcerato a seguito dalla scomparsa della fidanzata diciottenne Hae Min Lee. Poco dopo il corpo della ragazza è stato rinvenuto sepolto in un parco di Baltimora. Syed ha dovuto quindi affrontare un primo processo nello stesso anno, che si è concluso con un errore giudiziario.
L’anno seguente, in un nuovo processo, una giuria lo ha ritenuto colpevole dell’omicidio per strangolamento della ragazza. Secondo l’accusa il ragazzo non si era rassegnato all’idea che la fidanzata lo avesse lasciato per un altro. Sebbene Adnan Syed si sia dichiarato sempre innocente ed estraneo ai fatti, sostenendo di essere vittima di pregiudizi anti-musulmani, il giudice lo ha condannato all’ergastolo più 30 anni di reclusione.
In una svolta inaspettata, la scorsa settimana il procuratore della città Marilyn Mosby ha presentato una mozione per annullare il verdetto, dicendo che aveva dei dubbi sulla colpevolezza di Adnan Syed e ha chiesto la sua scarcerazione.
Mosby ha spiegato di aver scoperto l’esistenza di “due sospetti alternativi”, informazioni cruciali che all’epoca erano state scarsamente analizzate e che, soprattutto, non erano state comunicate alla difesa prima del processo.
L’udienza di convalida della scarcerazione era gremita: il giudice Melissa Phinn ha quindi letto l’approvazione della mozione di rilascio dell’imputato che verrà dotato di braccialetto di tracciamento elettronico.
Adnan Syed scarcerato: l’indignazione del fratello della vittima
Il pubblico ministero Marilyn Mosby ha insistito sul fatto che la giustizia “non ha ancora dichiarato Adnan Syed innocente” e che nei prossimi 30 giorni avrebbe atteso i risultati di ulteriori analisi del DNA prima di decidere se ritirare le accuse contro di lui o organizzare un nuovo processo. Mosby ha anche assicurato alla famiglia di Hae Min Lee che, in caso di assoluzione dell’imputato, continueranno le indagini per individuare il colpevole.
Syed, profondamente cambiato esteticamente in questi anni di reclusione, non ha lasciato trasparire alcuna emozione alla lettura del giudizio in aula. Il suo legale rappresentante, Erica Suter, ha dichiarato quanto il suo assistito faccia fatica a credere che sia vero e che ora voglia passare del tempo con la sua famiglia.
Durante l’udienza, il fratello della giovane donna, Young Lee, ha dichiarato il suo sgomento, affermando di stare vivendo un incubo che non finisce mai e di sentirsi ingannato dai pm che per anni hanno sostenuto la colpevolezza di Syed.
Il podcast “Serial”
Il suo caso è assurto alla ribalta mediatica grazie all’indagine parallela raccontata nel podcast “Serial”, molto seguito in tutto il mondo e che ha dato il via a numerosi altri podcast sul genere crime.
Nel 2014 infatti una squadra di giornalisti ha condotto una contro-inchiesta, raccontata in dodici episodi della prima stagione di “Serial”. Secondo i suoi produttori, l’opera radiofonica è stata scaricata più di 300 milioni di volte. Il clamore sollevato dalla vicenda ha anche ispirato un documentario della HBO.
L’inchiesta dei giornalisti di “Serial” aveva mostrato che l’avvocato di Adnan Syed aveva trascurato una perizia di telefonia mobile favorevole all’imputato, così come la testimonianza di una giovane ragazza che gli offriva un potenziale alibi. Il loro lavoro ha portato alla riapertura del caso e, nel Marzo 2018, una corte d’appello del Maryland ha ordinato un nuovo processo, ritenendo che l’avvocato avesse fornito “assistenza inefficace” al suo cliente.
Nel Marzo 2019 la Corte Suprema del Maryland aveva riconosciuto che l’avvocato aveva sbagliato a non presentare alcuni elementi, ma aveva stimato che “data la totalità delle prove”, il verdetto non sarebbe stato diverso se li avesse inclusi. Aveva quindi rifiutato l’organizzazione di un nuovo processo per la scarcerazione dell’imputato. La difesa di Adnan Syed si è poi rivolta alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che tuttavia si è rifiutata di intervenire, mettendo fine alle sue speranze di liberazione.
Ma il pubblico ministero di Baltimora, che ha un servizio dedicato alla correzione degli errori giudiziari, ha riaperto il fascicolo, provocando alla fine quest’ultimo capovolgimento giudiziario.
Il podcast tornerà ora sul caso che li ha resi famosi, annunciando che un nuovo episodio andrà in onda Martedì dopo la scarcerazione di Syed.