Ha preso il via a luglio il processo che vede seduti al banco degli imputati Ciro Grillo e i suoi tre amici genovesi, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, accusati di stupro di gruppo nei confronti di una ragazza italo-norvegese e di violenza su un’amica milanese. Nell’udienza in programma per domani a Tempio Pausania a testimoniare ci sarà la madre del ragazzo, Parvin Tadjik, moglie del fondatore del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo, che ribadirà quanto già detto in passato: lei quella sera non sentì nulla.
Ciro Grillo news sul processo per stupro di gruppo
Parvin Tadjik, moglie del leader dei pentastellati e madre di Ciro Grillo, sarà la prima dei nove testimoni – tra cui la domestica, una vicina, dei farmacisti e i gestori e i dipendenti di un bar – che saranno ascoltati dal giudice nel corso del processo per stupro di gruppo ai danni dei quattro 22enni per cercare di ricostruire quanto accaduto quel fatidico 17 luglio del 2019. Una serata alcolica passata al Billionaire e finita male, visto che una ragazza li ha poi accusati di violenza. Secondo la versione degli imputati la giovane sarebbe stata consenziente e avrebbe volontariamente avuto un rapporto sessuale con Francesco Corsiglia prima e poi con gli altri tre assieme (mentre Francesco dormiva). Ma la versione della diretta interessata è diversa: sarebbe stata forzata a bere un mix di vodka e lemonsoda prima di essere costretta a fare ciò che ha fatto con i ragazzi. E non è l’unica a puntare il dito contro di loro, visto che una seconda ragazza, un’amica del gruppo, sostiene di essere stata vittima di abusi mentre dormiva e, ignara di tutto, sarebbe comparsa anche in un breve video a sfondo sessuale girato dagli imputati.
La madre chiamata a testimoniare: in passato aveva dichiarato di non aver sentito nulla
Le versioni sono discordanti ma, se una cosa è certa, è che la madre di Ciro domani testimonierà in favore dei ragazzi. Già in passato era stata chiamata a commentare la vicenda che vede coinvolto il figlio, visto che la sera della presunta violenza alloggiava nell’abitazione confinante con quella dei giovani, divisa solo da un patio.
Non avevo letti sufficienti per ospitare anche gli amici di mio figlio e così ho chiesto a una mia amica con cui ci scambiamo dei favori di dare in uso la sua abitazione per farci stare i ragazzi nel periodo di vacanza. Io ero al civico 36, loro al 37. Le case sono divise da un patio,
aveva spiegato, rimarcando il fatto che ci avesse tenuto a controllare la situazione.
Per motivi di sicurezza, e comunque per mia tranquillità, avevo chiesto ai ragazzi di tenere le finestre della sala aperte di notte. E anche io lo facevo in modo da poter essere comunque in contatto con loro.
In definitiva, non si era accorta di nulla, nemmeno la mattina successiva.
Quella mattina ho fatto colazione nel patio della mia abitazione e posso dire che non ho visto né sentito alcunché di anomalo […]. Ho chiesto come fosse andata la serata e mi hanno detto che avevano conosciuto due ragazze amiche di amici, non mi hanno fatto alcuna confidenza specifica sulla serata. Erano tranquilli.
Ora la mamma di Ciro subirà un nuovo interrogatorio, così come le altre persone che, in un modo o nell’altro, potrebbero essere a conoscenza di dettagli utili alle indagini. Il quadro non sembra ancora essere chiaro; sarà solo il processo a fare luce su quello che è successo.