Mai amati e neppure mai così accesi nei loro toni: Giuseppe Conte e Matteo Renzi affilano i coltelli della dialettica prima di ricomporsi a un aplomb degno di figure istituzionali del loro calibro. Botta e risposta a distanza tra i due, ma con tentativi di smorzare i toni su alcune tematiche.

Elezioni, Renzi “denuncia” Conte: “Inno alla violenza, minacce di morte contro la mia famiglia”

Tutto ebbe inizio qualche giorno fa, quando Giuseppe Conte da Palermo si rivolse così a Matteo Renzi:

Renzi venga senza scorta a parlare con i cittadini a parlare ed esporre le sue idee. Dica che in Italia non serve un sistema di protezione sociale. Venga a dirlo e non si nasconda

Giuseppe Conte a Palermo il 17 settembre scorso

La reazione dell’ex premier, da tutti ritenuto l’artefice della caduta del governo Conte-bis, fu immediata e altrettanto vulcanica:

Ti devi vergognare a pensare che qualcuno possa picchiarmi. È incredibile questo modo di fare che inneggia alla violenza, Conte sei un mezzo uomo, abbi il coraggio di fare un confronto civile: questo è un linguaggio da mafioso della politica, è il linguaggio di Trump, Conte istiga alla violenza e all’odio verbale

Matteo Renzi il 17 settembre scorso

Il tema chiave è il reddito di cittadinanza, su cui le visioni sono diametralmente opposte: il leader pentastellato rinfaccia al suo predecessore a Palazzo Chigi la lontananza dai problemi reali della gente, forte del suo conto in banca ringalluzzito da capitali stranieri. L’evento a Palermo si è poi concluso senza particolari derive di violenza, ma per Renzi la crudeltà delle parole è semplicemente inaccettabile:

Non può un ex presidente del Consiglio minacciare un altro ex presidente del Consiglio. Dopo le sue frasi inaudite i miei canali social sono stati inondati di messaggi da persone che augurano la morte a me e alla mia famiglia. Se poi domani mattina un pazzo prende e fa un gesto irresponsabile, chi è il colpevole? Chi è il mandante morale di una roba del genere?

Matteo Renzi, leader di Iv

Conte, oggi a Genova dove ha incontrato Beppe Grillo, non si è mai scusato del tutto e ha rimproverato il dirimpettaio di sfruttare questo pretesto per continuare a fuggire dal confronto sul tema. Eppure anche lo stesso Renzi si è detto dispiaciuto di non riuscire a ottenere un confronto diretto con il suo avversario…

Poi l’ex premier ha concluso.

“A me piacerebbe un sistema in cui i governi non si fanno e disfano in parlamento, il mio obiettivo è arrivare a un sistema in cui i cittadini eleggono il premier come eleggono il sindaco, ma finché il sistema è così chi sta in parlamento crea e butta giù i governi. Se noi andiamo in Parlamento, se e quando dovesse succedere qualche problema al governo eventuale di destra faremo quello che abbiamo già fatto con Draghi, dopo di che c’è la speranza che questa cosa non si renda necessaria perché già alle elezioni possiamo fare più del 10% e in quel caso le carte le diamo fin dall’inizio”.