Non si ferma il numero delle vittime collaterali della pandemia e questa volta, secondo molti, è a causa della politica Zero Covid messa in atto dalla Cina: 27 persone sono morte e altre 20 sono rimaste ferite su uno degli autobus utilizzati per trasportare i cittadini nei centri per la quarantena. È successo nella provincia di Guizhou, nel sud del Paese, dove il mezzo si è rovesciato poco dopo le due di notte di domenica, scatenando una vera e propria bufera sul web.

Strage in Cina: le dinamiche dell’incidente

I fatti sonno avvenuti domenica 18 settembre alle prime ore del mattino: un bus-Covid con a bordo 47 persone si è ribaltato su un lato, provocando la morte di 27 persone, mentre le altre sono rimaste ferite. Una delle foto circolate in rete mostra il pullman con la parte superiore completamente accartocciata su se stessa nel momento in cui viene trainato da un operatore protetto da una tuta anti contaminazione, la stessa indossata anche dai passeggeri e dall’autista. Le autorità di Guizhou hanno confermato che il mezzo “trasportava in quarantena persone legate all’epidemia” dal capoluogo Guiyang – città con sei milioni di abitanti, messa in lockdown a inizio settembre – ma non è chiaro se si trattasse di pazienti Covid, contatti stretti di persone risultate positive o semplicemente persone che vivevano in edifici in cui sono stati riscontrati casi di positività. Come non è chiaro, come ha sottolineato la Cnn, che ha diffuso uno scatto dell’autobus, perché viaggiasse di notte, dal momento che in Cina sono vietati gli spostamenti di pullman a lunga percorrenza tra le 2 e le 5 del mattino.

Sul web scoppia la polemica

Una vera e propria strage, che ha subito scatenato la reazione di quanti condannano la politica Zero Covid messa in atto dalla Cina, a sole poche settimane dal Congresso e dall’attesa “incoronazione” di Xi Jinping, tra i pochissimi assenti ai funerali della Regina Elisabetta II, per un inedito terzo mandato. Come ha sottolineato sempre la Cnn, a Guizhou, dove è accaduto l’incidente, le persone morte a causa del Covid secondo i dati ufficiali sono solo due dall’inizio della pandemia su una popolazione di 38 milioni di abitanti e sabato nella provincia sono stati confermati in tutto 712 nuovi casi, circa il 70% del totale in tutto il Paese. “Siamo tutti su quel bus, solo che non ci siamo ancora schiantati”, ha commentato un utente di Weibo, prima che i post sull’incidente venissero oscurati.

Una donna che sostiene di essere la figlia di una delle vittime del bus ha scritto, come riporta il Corriere: “Mia madre era rimasta a casa dall’inizio di settembre, non era andata da nessuna parte se non per farsi il tampone prescritto dalle autorità, ma all’improvviso sono venuta a prenderla e l’hanno caricata su quel bus per la quarantena”. Mentre un altro cittadino, che in passato ha sperimentato uno dei bus-Covid, ha raccontato: “Dodici ore di trasporto, pressati uno vicino all’altro, senza poter scendere per andare al bagno, senza aprire i finestrini né l’aria condizionata fino all’arrivo”. Insomma, l’indignazione causata dalla strage e dalle foto che stanno circolando non è poca, tanto da spingere il governo della provincia ad ammettere che “ci sono delle lezioni da apprendere da quanto è successo, bisogna esaminare le condizioni della quarantena e il trasporto delle persone, oltre a quelli della sicurezza stradale”. Chissà che il Governo non faccia un passo indietro.

Cos’è la politica zero Covid messa in atto dalla Cina

La strategia zero Covid che Pechino ha deciso di applicare per contrastare l’epidemia da Coronavirus consiste nell’eliminare la diffusione dell’infezione completamente, senza cercarne di convivere con essa, come molti altri Paesi stanno provando a fare: un vero e proprio reset dei contagi, con controlli a tappeto, tracciamenti capillari dei nuovi casi, isolamento dei positivi e lookdown estesi. Una politica che, seppur contenitiva del virus, sta avendo degli effetti negativi sull’economia nazionale e mondiale – su cui pesano la debolezza dei consumi e della produzione cinesi -, ma che per ora Pechino non sembra voler abbandonare, anche se casi come quello di Guizhou, con le polemiche che ne derivano, invitano alla cautela.