Una storia di cronaca e di vita incredibile arriva dalla Puglia e per la precisione a Canosa, in provincia di Barletta-Andria-Trani, dove due donne oggi adulte furono scambiate in culla da neonate e crebbero con genitori diversi da quelli biologici. Lorena e Antonella, oggi 33enni, hanno visto accordato dal Tribunale di Trani un risarcimento pari a un milione di euro a testa. Si attende di capire se la Regione Puglia farà ricorso.

Neonate scambiate in culla, indennizzi anche per i “familiari” di Lorena

Lorena e Antonella, due donne pugliesi di 33 anni, otterranno un risarcimento milionario per aver vissuto oltre vent’anni con le famiglie “incrociate”. Lo ha deciso il Tribunale di Trani che ha accolto la richiesta, dopo che da neonate furono scambiate dall’equipe medica dell’ospedale di Canosa di Puglia.

Vediamo un piccolo riassunto della vicenda: le due neonate nacquero a undici minuti di distanza il 22 giugno 1989. Per un errore di procedura, non furono poste le etichette identificative sui rispettivi braccialetti prima del trasporto nella degenza. Senza alcun elemento connotativo, le due bimbe diventarono grandi senza mai accorgersi di nulla, almeno fino al 2012: è qui che Antonella, in maniera altrettanto casuale, rintraccia su Facebook alcune foto di Lorena e della sua famiglia, notando delle somiglianze incredibili.

Il test del dna, nel frattempo introdotto dalla tecnologia in campo medico-scientifico, accerta la verità rimasta nascosta per troppo tempo. Entrambe, inoltre, si portano alle spalle un’adolescenza estremamente difficile nei rapporti con i genitori “acquisiti”: Antonella fu infatti vittima di maltrattamenti e poi trasferita in un orfanotrofio, mentre Lorena venne disconosciuta dai genitori proprio nel momento in cui la verità emerse: è quest’ultima a patire le conseguenze maggiori, dal momento che i genitori biologici sembrano non rintracciabili. Antonella, che oggi vive a Trinitapoli, ha invece ricostruito la sua vita con la famiglia adottiva, che oggi rappresenta tutto per lei.