E’ stato condannato a otto anni e quattro mesi Alberto Genovese, ex imprenditore del web imputato con l’accusa di aver violentato, dopo averle rese incoscienti con mix di cocaina e ketamina, due modelle: una di 18 anni, durante una festa il 10 ottobre 2020 nel suo attico Terrazza Sentimento, l’altra di 23 anni ospite in una villa di lusso a Ibiza nel luglio precedente. Lo ha deciso il gup di Milano, Chiara Valori, nel processo abbreviato. È stata condannata a 2 anni e cinque mesi anche l’ex fidanzata Sarah Borruso, che era imputata per il caso di Ibiza. Il Gup ha dunque riconosciuto tutte le imputazioni contestate dai pm.
Queste le parole del l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime.
“La sentenza che condanna Alberto Genovese a otto anni e 4 mesi di carcere, tenuto conto delle gravi imputazioni a suo carico è figlia del rito abbreviato che sconta la pena di un terzo di default. Con questo rito, che se chiesto dall’imputato va concesso e comporta automatici sconti di pena di un terzo, la pena è passata da dodici anni a poco più di otto. Avendo peraltro già trascorso circa nove mesi in carcere in regime di custodia cautelare e successivamente di arresti domiciliari dove si trova anche ora, anche se questa condanna sarà confermata in appello ed eventualmente in Cassazione, per i vari meccanismi processuali di sconti di pena e regimi alternativi, dubito che Genovese andrà ancora in carcere. Da anni ci battiamo perché sia impedito a chi commette reati con pena massima uguale o superiore a dodici anni di accedere al rito abbreviato, perché sconti di pena automatici per delitti come pedofilia o violenza sessuale non sono eticamente accettabili né aiutano la riabilitazione del colpevole. Auspico, a questo punto, che Genovese si renda davvero conto della gravità di quanto contestato e della sofferenza fisica e psicologica causata alle sue vittime, e che intraprenda un serio percorso di riabilitazione non solo per le sue dipendenze ma soprattutto per le sue condotte, che purtroppo denotano un assoluto spregio del corpo e della dignità delle donne”.
Alberto Genovese e i due casi di molestie sessuali
Sono due i casi di violenza sessuale di cui è accusato Genovese. Quello che ne ha causato l’arresto, il secondo in ordine temporale, consumato tra il 10 e l’11 ottobre nel corso di una festa nella Terrazza Sentimento, il suo attico di lusso a pochi passi dal Duomo. Una ragazza che ha compiuto diciotto anni appena un mese prima arriva al party a Terrazza Sentimento intorno alle 22 del 10 e riuscirà a lasciare l’attico solo alle 16.30 del giorno dopo, raccolta in strada da una volante della questura in stato di shock, seminuda e con uno stivale solo.
Dopo l’arresto un’altra ragazza, ventitreenne, si presenta in questura e racconta la sua storia, sovrapponibile a quella della diciottenne, vissuta pochi mesi prima, a luglio, nel corso di una vacanza a Villa Lolita a Ibiza. Anche lei afferma di aver perso i sensi dopo aver fatto uso di droga. Per questo episodio è indagata per violenza sessuale anche la ex fidanzata di Genovese, Sarah Borruso, che secondo il racconto della vittima ha preso parte alla notte di sesso.
Le altre accuse di abusi
Per Alberto Genovese i due episodi contestati nel processo potrebbero non essere le ultime accuse. Altre ragazze lo hanno denunciato nel corso delle indagini. Nelle prossime settimane la procura dovrà così decidere se chiudere le indagini e chiedere un nuovo processo, oppure optare per l’archiviazione.
Il legale della modella: “Risarcimento troppo basso”
I 50mila euro di risarcimento disposti dal giudice è una cifra “Più bassa di quanto ci aspettavamo”, ha detto l’avvocato Liguori che durante le udienze aveva chiesto 1,5 milioni di euro di risarcimento. Il legale ha precisato che la ragazza, oltre a non poter più fare la modella, è rimasta invalida al 40%.
L’avvocato dell’altra vittima, la 23enne molestata a Ibiza, ha invece dichiarato di essere soddisfatta in quanto “è stato riconosciuto l’impianto granitico della Procura da parte del giudice”.
Il difensore della seconda vittima non aveva chiesto nessun tipo di risarcimento per la sua assistita.