Spesso un paziente con un problema di obesità riceve dal medico solo il consiglio di mangiare meno e muoversi di più, magari cominciando da una camminata. Il paziente dal canto suo tende frequentemente a considerare il cibo come unico responsabile della sua condizione e soprattutto non riconosce l’obesità come una vera e propria malattia. Ne deriva che piano piano si inizia a promuovere l’accettazione dell’obesità facendola passare come normale.

Bisogna, dunque, capire la sottile differenza che corre tra l’essere positivi e guardarsi sempre bene e accettarsi cadendo nella trappola della normalità: l’obesità non può rappresentare la normalità, pertanto bisogna prendere le dovute precauzioni.

Massimo Volpe presidente del Siprec (Società italiana di prevenzione cardiovascolare) ha discusso a riguardo, sul tema Obesità“.

“Non ci stancheremo mai di ribadire che i chili di troppo vanno considerati una malattia vera e propria, oltre che un importante fattore di rischio per tante altre patologie, da quelle cardio-metaboliche ai tumori, a quelle osteo-articolari. Valorizzare la body positivity e condannare il body shaming è sacrosanto, se significa sostegno all’inclusività e guerra alla discriminazione del “diverso”, del non allineato ai canoni estetici correnti. Ma per nessuna ragione dobbiamo far passare il messaggio che l’obesità vada considerata come una condizione “normale”, addirittura alternativa alla magrezza eccessiva o al normopeso“… Bisogna entrare nell’ordine di idee che non solo l’obesità, ma anche il sovrappeso fa male. Guai dunque a far passare il messaggio che qualche chilo di troppo è accettabile»

L’obesità è una malattia vera: la responsabilità dei medici

Il dottor Volpe riflette sulle responsabilità dei sanitari. “Purtroppo – osserva – molto spesso sono gli stessi medici e i cardiologi a non affrontare il problema. Anche in questo caso è fondamentale un gioco di squadra, lavorando insieme a una serie di professionisti. Ma soprattutto vogliamo ribadire ancora una volta che l’obesità è una malattia cronica. Bene dunque continuare a combattere il body shaming, cioè la marginalizzazione o peggio l’irridere il soggetto obeso, ma senza però cadere nella trappola di questa deriva del concetto di body positivity, suggerita da alcune pubblicità e dai social”. 

In aumento le malattia cardiovascolari

A riprova di «una relazione pericolosa tra obesità e patologie cardiovascolari, soprattutto infarti – evidenziano gli esperti – che si esprime attraverso l’amplificazione di una serie di fattori di rischio tradizionali (ipertensione, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, diabete di tipo 2), ma anche di condizioni patologiche che danno un importante contributo al determinismo di ictus e infarti, quali sindrome metabolica, apnee ostruttive del sonno, disfunzione endoteliale, stato di infiammazione cronica, iperuricemia, intolleranza glucidica e insulino-resistenza». Infine, «le persone con quadri più marcati di obesità sono a maggior rischio di comparsa di fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, angina microvascolare, ipertensione arteriosa resistente e tromboembolismo polmonare».

Molti obesi in Italia

In Italia, secondo dati dell’Istituto superiore di sanità i cardiologi ci riportano che un adulto su 10 è obeso e tre su 10 sono in sovrappeso. In Campania e in Puglia si registra il maggior numero di persone in sovrappeso invece in  Calabria e Campania quelle con il maggior numero di obesi.

Nel periodo pre – pandemia i bambini italiani in sovrappeso erano il 20,4% e quelli obesi il 9,4%. I numeri oggi non si discostano tanto da tre o quattro anni, anzi sono aumentati. Il nostro paese detiene un un primato, tant’è che l’ Organizzazione mondiale della sanità, riconosce all’Italia il primo posto per obesità e sovrappeso nella fascia d’età che va dai 5ai 9 anni.

Le conclusioni del dottor Volpe “Il ruolo dell’obesità come fattore di rischio cardiovascolare indipendente non va sottovalutato …. il peso è il protagonista assoluto del nostro stato di salute o di malattia”. Dal marzo 2021 Commissione europea, nel marzo 2021, ha riconosciuto a tutti gli effetti l’obesità come malattia cronica.