Campagna pre-elezioni ancora “inquinata” da fatti di cronaca: questa volta è Azione a doversi difendere, in particolare nella figura di Matteo Richetti, braccio destro di Carlo Calenda. Contro di lui sono state avanzate accuse di molestie sessuali da un’aspirante funzionaria di partito.
Elezioni, la versione di Richetti e di Azione: “La donna non fa neanche il suo nome”
A poco più di una settimana dal voto delle elezioni politiche del 25 settembre è un turbinio di fatti collegati a personaggi o partiti impegnati in campagna. Dopo il presunto finanziamento della Russia ai nostri partiti, dopo l’Ungheria ecco l’accusa di molestie sessuali: destinatario Matteo Richetti, ex deputato Pd e oggi braccio destro di Calenda ad Azione in Emilia-Romagna.
La ricostruzione dei fatti è data direttamente dalla vittima, che però si è mantenuta anonima. Nel suo racconto definisce il suo ruolo politico (“aspirante funzionaria del partito), il luogo della presunta molestia (“l’ufficio istituzionale del parlamentare”) ma non il nome dell’aggressore (“un senatore”), spiegando di essere in difficoltà nell’effettuare la denuncia alle autorità. A questo punto, informato dei fatti, lo stesso Richetti fa ordine e chiarisce la sua versione:
Se questa storia tremenda é una trappola elettorale, purtroppo ha funzionato. Facciamo ordine: hanno costruito messaggi falsi e li hanno attribuiti a me, hanno mandato un video anonimo che racconta cose mai accadute. Io ho denunciato, chi mi calunnia no. Sono mesi che questa storia va avanti e ora esce ogni tipo di falsità
Da un anno ho denunciato alla magistratura e alla polizia postale attività di stalking e minacce riconducibili a una donna già nota alle forze dell’ordine. Attraverso messaggi contraffatti, finti account social e telefonate, la persona in questione sta molestando da mesi me e la mia famiglia. Tutto il materiale è in mano alla magistratura
Matteo Richetti, presidente di Azione
La difesa del partito
A sostenere la difesa di Richetti ci ha pensato poi Azione che in un lungo comunicato ha dichiarato:
Il fatto che un sito di informazione, a dieci giorni dalle elezioni, riporti anonimamente accuse tanto gravi senza avere il coraggio di fare il nome del senatore, ma pubblicando foto parziali che lo rendono riconoscibile, rappresenta uno nuovo livello di bassezza della stampa italiana. Il senatore che in questa vicenda è parte lesa, non essendo mai stato neanche denunciato dalla donna in questione, procederà legalmente per difendere la sua onorabilità in tutte le sedi.
Calenda furibondo e ironico su Twitter
In suo soccorso è giunto Carlo Calenda, mai schivo di fronte a simili questioni:
Una donna senza nome e senza sporgere denuncia. Neppure nella Romania di Ceausescu a dieci giorni dal voto si operava cosi. Richetti non è stato denunciato, quindi non c’è alcun grado di giudizio. La signora invece sì
La magistratura sta lavorando insieme alla polizia postale. In nessun paese al mondo si raccolgono denunce anonime e si ignorano atti legali formali. Però questa è l’Italia. E a questa roba siamo avvezzi, ma con una stampa così ci meritiamo una politica molto peggio di così. Amen
Carlo Calenda, segretario di Azione