L’Antartide va sempre di più verso il suo punto critico. L’innalzamento delle temperature, si legge nello studio dell’Università Victoria di Wellington, in Nuova Zelanda e pubblicato sulla rivista “Nature Geoscience”, potrebbe causare un catastrofico aumento del livello del mare e arrivare a salire anche di 50 metri.

Il pericolo viene dall’Antartide ormai giunta a un punto critico, i dati raccolti da uno studio ci indicano infatti, che un ulteriore scioglimento dei ghiacci potrebbe causare un catastrofico aumento del livello del mare, che potrebbe salire anche di 50 metri. 

La ricerca, guidata dall’Università Victoria di Wellington, in Nuova Zelanda e dall’Università britannica di Birmingham e pubblicata sulla rivista “Nature Geoscience” rivela la mappa dei cambiamenti nelle temperature dell’Oceano Antartico avvenute negli ultimi 45 milioni di anni. 

I ricercatori hanno esaminato i campioni raccolti durante progetti di perforazione oceanica, alla ricerca di fossili di piccole molecole lipidiche (grassi) prodotte da organismi simili ai batteri e costituiti da un’unica cellula, gli archaea.

Questi organismi cambiano infatti la composizione della loro membrana esterna (di cui fanno parte le molecole lipidiche) in risposta alle variazioni della temperatura del mare. 

Studiando questi cambiamenti è quindi possibile dedurre quale fosse la temperatura dell’acqua al momento della loro morte. Gli autori dello studio hanno poi abbinato questa metodologia, molto utilizzata dai paleoclimatologi, a tecniche di apprendimento automatico, portandola ad un livello superiore e ottenendo una mappa completa e precisa di buona parte dell’Era Cenozoica.     

Antartide punto critico: “Gli attuali livelli di CO2 provocheranno una grande perdita di ghiaccio”

Il risultato di queste ricerche ha permesso di individuare in modo molto più accurato le temperature storiche che hanno causato la crescita e il restringimento delle calotte glaciali durante gli ultimi 45 milioni di anni. “Il registro che abbiamo prodotto offre una panoramica molto più completa delle fluttuazioni delle temperature antartiche e di come queste siano correlate ai cambiamenti nella quantità di ghiaccio e alla topografia dell’Antartide”, commenta James Bendle dell’Università di Birmingham, co-autore dello studio. “Questo permette di aprire la strada anche a previsioni più accurate per gli eventi che potrebbero verificarsi in futuro”.    

Il legame tra livelli di CO2, temperature superficiali dell’oceano e quantità di ghiaccio in Antartide emerge chiaramente per tutto il periodo coperto dallo studio.

“Possiamo vedere che il ghiaccio in Antartide sta attualmente cambiando, come dimostrano le crepe e gli scioglimenti comparsi di recente nel ghiacciaio Thwaites, uno dei più grandi del continente”, continua Bendle:

“Il nostro studio sul passato della Terra è una delle indicazioni più chiare che gli attuali livelli di CO2 provocheranno una grande perdita di ghiaccio nelle zone più esterne del continente antartico e un conseguente aumento globale del livello del mare che si verificherà nei prossimi decenni e secoli”.

I 16 punti sorvegliati speciali del nostro pianeta

La mappa conferma inoltre le recenti previsioni relative ai 16 punti sorvegliati speciali del pianeta, che includono la scomparsa delle piattaforme di ghiaccio antartiche tra i cinque eventi più vicini al punto di non ritorno a causa dell’aumento delle temperature.

I  Climate tipping points sono punti di svolta nella crisi climatica, superati i quali le conseguenze sono irreversibili, con un pericoloso impatto sull’umanità. Lo studio è basato sulla revisione di oltre 200 articoli scientifici a partire dal 2008 ed è coordinato da David Armstrong McKay dell’Università britannica di Exeter.

Questi punti critici climatici sono condizioni oltre le quali i cambiamenti in una parte del sistema climatico si protraggono. In pratica, basta superare questo punto per innescare una serie di eventi a catena e tutto questo è fonte di crescente preoccupazione all’interno della comunità scientifica proprio per l’impossibilità di contenere e fermare le loro conseguenze: all’interno di un sistema climatico in trasformazione, come il nostro, l’attivazione dei punti critici porta a sconvolgimenti ecologici che gli scienziati definiscono elementi di ribaltamento e che si autoperpetuano senza ogni controllo.

Fra le conseguenze più devastanti dei punti critici vi sono l’innalzamento del livello dei mari per effetto del crollo delle calotte glaciali, la morte di interi ecosistemi come la foresta pluviale amazzonica o la barriera corallina (conseguenza dell’acqua marina troppo calda), il rilascio di carbonio dallo scongelamento del permafrost.