C’è vita su Marte? È una domanda che ci si è sempre posti e tornata ora al centro dell’attenzione dopo che il rover Perseverance ha rilevato, sulla superficie del pianeta, alcune rocce con campioni di molecole organiche che potrebbero indicare tracce di vita passata. L’annuncio è stato dato nel corso di una conferenza stampa online in cui la Nasa ha presentato i primi risultati di un anno e mezzo di attività del veicolo sul Pianeta Rosso.
Le scoperte del rover Perseverance su Marte
Contengono carbonio, idrogeno e ossigeno, le rocce marziane ricche di molecole organiche trovate dal rover Nasa Perseverance. Sono quattro e fanno parte delle 12 raccolte dal veicolo nell’ultimo anno di attività e destinate ad essere portate sulla Terra dal futuro programma Mars Sample Return (Msr), di Nasa e Agenzia Spaziale Europea (Esa). Potrebbe trattarsi di “una possibile firma della vita“, cioè riconducibili “a una sostanza o a una struttura che potrebbe testimoniare l’esistenza di una vita passata sul Pianeta Rosso, ma che potrebbero anche essere state prodotte senza che ci fosse vita”. L’annuncio è stato dato nel corso di una conferenza stampa organizzata dall’agenzia spaziale americana e trasmessa online in diretta per mostrare l’andamento dell’attività del rover su Marte.
Già in passato, nel 2012 e poi nel 2018 e nel 2021 un altro rover della Nasa, Curiosity, aveva scoperto sul suolo marziano molecole che contenevano elementi “comunemente associati alla vita”. Anche in quel caso l’agenzia aveva però specificato che potesse trattarsi anche del risultato di processi chimici. Di sicuro le rocce raccolte da Perseverance a partire dallo scorso 7 luglio sono diverse da quelle rilevate fin ora. Il luogo esplorato è il cratere Jezero, uno dei più suggestivi per la ricerca della vita passata su Marte, visto che circa tre miliardi e mezzo di anni fa ospitava un grande lago nel quale confluiva un fiume. Perseverance ci era arrivato nel febbraio 2021 e le rocce che aveva rilevato erano ignee, cioè prodotte dal magma nel sottosuolo o da attività vulcanica in superficie.
Le rocce rilevate nell’ultimo anno di attività del rover
Le quattro nuove rocce, rilevate dal rover nella seconda parte della campagna di raccolta di campioni, sono invece di origine sedimentaria, sono state raccolte nella zona del delta dell’antico fiume e contengono molecole organiche.
Abbiamo scelto di inviare Perseverance ad esplorare il cratere Jezero perché pensavamo che avesse le migliori possibilità di fornire campioni scientificamente eccellenti. Adesso sappiamo di aver inviato il rover nella posizione giusta,
ha affermato Thomas Zurbuchen, responsabile scientifico della Nasa, parlando da Washington. Non si tratta, comunque, di molecole biologiche, come ci hanno tenuto a rimarcare gli esperti del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa, responsabili dell’attività del rover: ciò significa che non fanno parte delle molecole che costituiscono gli organismi viventi, quindi potrebbero essere state prodotte da processi chimici che non implicano la presenza di vita. Ad analizzarle per ora è stato lo strumento Sherloc, un laser concepito per distinguere i dettagli delle rocce marziane, equipaggiato con la telecamera Watson. Quasi sicuramente risultati più certi si avranno solo quando i campioni arriveranno sulla Terra, probabilmente nel 2033, grazie alle missioni di Msr che potrebbero partire, secondo Lori Glaze, direttore della divisione di Scienze planetarie della Nasa, tra il 2027 e il 2028, dopo aver trovato un sito sicuro in cui far atterrare i veicoli coinvolti.