Pensioni quota 41

Pensioni quota 41. Per quanto riguarda i sindacati, la richiesta è sempre quella di superare la legge Fornero e garantire la flessibilità in uscita a partire da 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Si parla forse un po’ impropriamente di “Quota 41” perché in questo caso il requisito anagrafico non si somma a quello contributivo, che è l’unico parametro di riferimento. Il pensionamento sarebbe consentito al raggiungimento di 41 anni di versamenti a prescindere dall’età anagrafica. Attualmente è prevista una via d’uscita anticipata “ordinaria” basata esclusivamente sulla contribuzione maturata. Che consente il pensionamento per i lavoratori in possesso di almeno 42 anni e 10 mesi di versamenti e per le lavoratrici con non meno di 41 anni e 10 mesi di contributi.

I costi di Quota 41

Nel 2021 l’Inps ha stimato i costi di un’estensione a tutto campo di Quota 41: più di 4 miliardi nel primo anno di “attivazione” per poi arrivare a superare la soglia dei 9 miliardi nell’ultima annualità di un percorso decennale. Anche per questo motivo il governo è sempre rimasto freddo di fronte a questa ipotesi. Così come il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che ha più volte caldeggiato un’altra proposta con l’obiettivo di consentire il pensionamento a 63-64 anni con la sola quota contributiva dell’assegno usufruendo dell’eventuale parte retributiva a partire dal sessantasettesimo anno d’età. In questo caso il costo il primo anno si fermerebbe a poco più di 400 milioni. Ma la Lega lascia intendere che la spesa aggiuntiva per Quota 41 sarebbe più contenuta di quella stimata dall’Inps e continua a spingere su questa misura.