Sono i risultati di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università Statale di Milano, nell’ambito di un progetto finanziato dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla (Fism) e pubblicato sulla rivista Cells: un nuovo approccio alla sclerosi multipla potrebbe ridurre i danni neurologici causati dalla malattia. La strategia messa a punto mira a regolare il metabolismo alterato degli oligodentrociti, le cellule del sistema nervoso responsabili della produzione di mielina, una struttura lipidica che avvolge i prolungamenti dei neuroni e consente una corretta trasmissione dell’impulso nervoso.

Le premesse della ricerca

Il team di ricerca, diretto da Maria Pia Abbracchio, è al lavoro da diversi anni per cercare di fare luce sul ruolo del recettore GPR17, che si trova sulla superficie dei precursori degli oligodendrociti (Opc). Finora si sapeva che il recettore è presente a livelli molto alti nelle cellule immature e viene spento spontaneamente per permettere agli oligodentrociti di maturare e di produrre mielina. Quando il recettore non viene spento correttamente, viene meno la capacità di riparare i danni alla mielina, un problema che caratterizza diverse patologie neurologiche, inclusa proprio la sclerosi multipla. Come spiega la Abbracchio,

in pazienti con sclerosi multipla, in alcune aree del cervello apparentemente sane, ancora prive di lesioni ma già caratterizzate da un principio di infiammazione, il numero degli oligodendrociti esprimenti GPR17 è molto aumentato.

Le fa eco Davide Lecca, del dipartimento Scienze Farmaceutiche, che dichiara:

Questo suggerisce che lo spegnimento del recettore è fondamentale per reindirizzare la cellula alla maturazione e che ogni fattore che interferisce con questo processo naturale può interferire con i normali eventi riparativi della mielina.

Per cercare di indagare il ruolo del recettore, il team di ricerca ha riprodotto in laboratorio lo spegnimento fisiologico di GPR17, per poi valutare le conseguenze sul profilo metabolico e lipidico ai diversi stadi di maturazione dei precursori degli oligodentrociti.

I risultati dello studio

Si è giunti così ad un passo avanti nella ricerca. Il gruppo è infatti riuscito ad osservare che lo spegnimento di GPR17 ha indotto “un potente riarrangiamento del metabolismo del glucosio, che ha portato ad un aumento dei livelli extra-cellulari di lattato, un importante metabolita che può essere reso disponibile ai neuroni per sostenere il proprio metabolismo”, ha riferito il ricercatore Davide Marangon. I risultati dello studio potrebbero aprire quindi la strada all’utilizzo di farmaci per la modulazione di GPR17 “per contrastare le disfunzioni metaboliche tipicamente associate a malattie demielinizzanti, e i meccanismi metabolici ed energetici regolati da GPR17 possono rappresentare ulteriori bersagli molecolari per implementare la riparazione delle lesioni nella sclerosi multipla”.