Che cos’è un linfoma? Quanto è diffuso? Si può guarire? Solo il 9% degli italiani sa rispondere correttamente. A rivelarlo, i risultati di un’indagine di Elma Research commissionata da Roche Italia, diffusi oggi in occasione della Giornata della consapevolezza sul linfoma.
Cos’è un linfoma
I linfomi sono tumori che prendono origine dal sistema linfatico, cioè nelle cellule e nei tessuti che hanno il compito di difendere l’organismo dagli agenti esterni e dalle malattie e di garantire una corretta circolazione dei fluidi nell’organismo. Si chiama così perché composto da vasi – simili ai vasi sanguigni – che trasportano la linfa, un fluido che contiene materiale di scarto e liquidi in eccesso provenienti dai vari tessuti e trasporta linfociti e altre cellule del sistema immunitario. I linfonodi sono invece agglomerati di linfociti – un tipo di globuli bianchi – e altre cellule immunitarie che si ingrossano in presenza di un’infezione da combattere. Il linfoma non-Hodgkin si può sviluppare in diversi organi (linfonodi, ma anche stomaco, intestino, cute e sistema nervoso centrale) a partire dai linfociti B e dai linfociti T. Si tratta di tumori abbastanza frequenti: al 2021 erano oltre 150mila i pazienti affetti da linfoma non-Hodgkin in Italia. Una malattia molto diffusa quindi, ma non altrettanto conosciuta.
I risultati dell’indagine
A confermare la scarsa conoscenza del linfoma è un’indagine condotta da Elma Research su oltre 1000 intervistati, considerando un campione rappresentativo per livello di età, genere, provenienza geografica, istruzione e occupazione. Due italiani su tre dichiarano di sapere cosa sia un linfoma, però solo il 20% sa che si tratta di un tumore del sistema linfatico, il 28% indica specialisti di riferimento diversi dall’ematologo e l’oncologo e soltanto il 20% sa riconoscere almeno 3 campanelli d’allarme di questo tumore, quali gonfiore ai linfonodi del collo, stanchezza cronica, febbre, gonfiore e dolore addominale, tosse e problemi respiratori. Chi dichiara di averne sentito parlare considera il linfoma una patologia grave, moderatamente diffusa e prevalentemente non curabile. Tra tutti, ad essere meno noto è il Dlbcl, che è anche la tipologia più comune di linfoma, con un’incidenza di un caso su tre: : solo il 15% della popolazione afferma di sapere di cosa si tratti o di averne avuto un’esperienza personale o indiretta, e ancora meno (9%) dimostra di possedere informazioni corrette su questa neoplasia. Comune è la percezione che si tratti di una tipologia di linfoma molto grave (57%) e mediamente diffusa (54%). Sulla guarigione, la maggior parte degli intervistati si dice positiva.
C’è bisogno di più informazione
L’indagine mostra che tra gli italiani il livello di conoscenza sul linfoma è ancora molto limitato. Più in generale, pur riconoscendo l’importanza della prevenzione oncologica anche in assenza di sintomi, solo un terzo della popolazione lo fa con piena consapevolezza, cercando di mantenersi aggiornato sui temi della salute.
I dati fotografano bene l’importante gap informativo e conoscitivo sui linfomi. Fare informazione resta una questione primaria, sia dal punto di vista della prevenzione che per tutti quei pazienti che affrontano la diagnosi. Il linfoma non Hodgkin, in particolare, è una patologia complessa, aggressiva e proprio per queste sue caratteristiche ha un impatto psicologico importante sul paziente e sulla famiglia. Per affrontare il percorso di cura al meglio è importante ricevere informazioni chiare ed utili, che aiutino il paziente ad orientarsi sin dai primi istanti dopo la diagnosi,
ha commentato Davide Petruzzelli, Presidente dell’associazione Lampada di Aladino Onlus. Insieme a Roche Italia ha perciò lanciato la campagna “Dal primo momento: vicini ai pazienti con linfomi non-Hodgkin” per cercare di colmare le lacune informative ancora esistenti.