Marco D’Alberti scelto come nuovo giudice della Corte Costituzionale. Il professore emerito di Diritto amministrativo alla Sapienza, infatti è stato nominato giudice della consulta dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e prenderà il posto di Giuliano Amato che cessa le sue funzioni il 18 Settembre.
Come si legge in una nota del Quirinale, “il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con decreto in data odierna Giovedì 15 Settembre, ha nominato giudice della Corte Costituzionale, ai sensi dell’art. 135 della Costituzione, il professor Marco D’Alberti, in sostituzione del professor Giuliano Amato il quale cessa dalle sue funzioni di giudice e di presidente della Corte Costituzionale il prossimo 18 Settembre”.
Il decreto è stato controfirmato dal presidente del Consiglio dei ministri professor Mario Draghi. Della nomina del nuovo giudice costituzionale, il capo dello Stato ha dato comunicazione al presidente del Senato della Repubblica, al presidente della Camera dei Deputati e al presidente della Corte Costituzionale. Il professor Marco D’Alberti presterà il giuramento dinanzi al presidente della Repubblica Martedì 20 Settembre al palazzo del Quirinale.
Marco D’Alberti giudice Corte Costituzionale: il discorso finale di Giuliano Amato
Amato, nei giorni scorsi, aveva pronunciato i suoi saluti e il suo ultimo discorso:
“Il mondo è cambiato nei nove anni che ho passato alla Corte. I conflitti sono aumentati e si sono radicalizzati, rendendo più difficili soluzioni condivise. E ciò si ripercuote sul lavoro delle Corti. Due bussole fondamentali ci hanno guidato finora: la collaborazione istituzionale, per consentire a ciascuno di esercitare le proprie responsabilità, tenendo tuttavia conto delle ragioni e dei vincoli dell’altro; l’equilibrio nella ricerca di soluzioni di nostra competenza, con bilanciamenti mai unilaterali fra i valori in gioco e che mai hanno sostituito l’apprezzamento etico-sociale riservato al Parlamento. L’esercizio responsabile, e certo non timido, del proprio potere è un dovere istituzionale, ma con il rispetto del suo limite, che è parte non rinunciabile della rule of law, chiunque sia a non rispettarlo, l’esecutivo come il giudiziario. Tutti rispondiamo ai nostri cittadini. Mi auguro e vi auguro di continuare lungo questi binari, nonostante le tentazioni che i tempi sollecitano e che già qualcuno sta raccogliendo: in campo europeo, dove la tentazione di affermare il primato del diritto nazionale su quello dell’Unione non è solo di Polonia, Romania e Ungheria; in campo nazionale, dove le difficoltà decisionali del Parlamento cominciano a dar fiato a tesi secondo cui la giurisprudenza è fonte del diritto al pari della legislazione, legittimata dalla previsione costituzionale che la giustizia è amministrata in nome del popolo. Se c’è una strada che porta dalle situazioni innegabilmente difficili al caos istituzionale, è questa. No, la soluzione non è che ciascuno dei poteri profitti delle difficoltà per fare ciò che gli pare giusto e che tuttavia tocca all’altro”.
Nel formulare il suo ringraziamento “per quanto è stato fatto insieme”, il presidente uscente ha voluto brevemente ricordare come la Corte si è “attrezzata” per affrontare sempre meglio le “situazioni difficili”, anche sul piano delle regole del processo e della comunicazione. “Ciò che ho detto nasce dal nostro lavoro comune, ha concluso Amato, ed entra in un diario di bordo che nella pagina odierna registra solo il cambio del timoniere, non della rotta né della guida collegiale che la determina e che resta sperabilmente immutata”.
Chi è Marco D’Alberti
Il nuovo giudice di nomina presidenziale Marco D’Alberti, è professore emerito di Diritto amministrativo alla Sapienza ed è considerato un giurista molto vicino a Sabino Cassese entrambi, infatti, sono stati allievi di Massimo Severo Giannini.
Ha avuto esperienze al Cnel, alla Consob e all’Antitrust, oltre che a livello internazionale, ma soprattutto è stato il consigliere giuridico della presidenza del Consiglio di Mario Draghi.
I due si conoscono da molti anni e avevano lavorato insieme negli anni di Draghi alla guida della Banca d’Italia. D’Alberti è stato ed è uno dei principali ideatori del decreto sulle semplificazioni, tra i più importanti approvati nel pieno del governo Draghi.
La scelta di Mattarella, quindi, è caduta su un professore poco noto pubblicamente, ma molto vicino al governo uscente.