Indagini chiuse per l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, noto come “Diabolik”. L’ultra della Lazio sarebbe stato ucciso da Raul Esteban Calderon, 52 anni, argentino con piccoli precedenti per rapina il 7 Agosto 2019 al Parco degli Acquedotti. Il killer avrebbe ucciso anche Shehaj Selavdi nel 2020.

Chiuse dalla procura di Roma le indagini sul presunto killer di Fabrizio Piscitelli, noto come “Diabolik” ucciso con un colpo di pistola alla testa il 7 Agosto del 2019 nel parco degli Acquedotti a Roma e sull’omicidio di Shehaj Selavdi, detto “Passerotto”, avvenuto sulla spiaggia di Torvaianica il 20 Settembre 2020.

Omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. È la pesante accusa che i magistrati della direzione distrettuale antimafia di Roma contestano a Raul Esteban Calderon, accusato di essere l’autore materiale dell’omicidio di Piscitelli. Un agguato che per gli inquirenti rappresenta un evento “spartiacque” nei precari equilibri della criminalità organizzata della Capitale. Nei confronti del sicario è stato notificato l’atto di conclusione delle indagini che di norma anticipa la richiesta di rinvio a giudizio.

Indagini chiuse omicidio Diabolik: la morte di Fabrizio Piscitelli

Nel capo di imputazione i magistrati, coordinati dai procuratori aggiunti Michele Prestipino e Ilarià Calò, ricostruiscono quanto avvenuto in quel torrido pomeriggio di tre anni fa. 

Calderon, che si trova agli arresti dal Dicembre scorso, “in concorso con un’altra persona allo stato non identificata” ha “cagionato la morte di Piscitelli” colpendolo con un singolo colpo di arma da fuoco.

Un’azione pianificata e messa in atto da mani esperte. Il killer vestito da runner e armato di pistola calibro nove ha colpito Piscitelli alle spalle, mentre quest’ultimo era seduto su una panchina dell’area verde.

Calderon, secondo la ricostruzione fatta da investigatori e inquirenti, ha “rallentato la sua corsa” e ha esploso un colpo a brucia pelo alla testa dell’ex capo degli Irriducibili, storico gruppo ultras della Lazio, uccidendolo sul colpo. Un’azione, scrivono i pm, messa in atto con l’aggravante della premeditazione.

Per l’accusa il movente è legato alla guerra interna alle associazioni criminali di Roma mentre nell’articolo 415 del Codice Penale non si fa alcun riferimento ai mandanti dell’omicidio.  

L’omicidio di Shehaj Selavdi

L’atto di chiusura delle indagini riguarda anche l’omicidio di Shehaj Selavdi detto “Passerotto” ucciso a Torvajanica il 20 Settembre del 2020. Per quest’ultimo episodio di sangue oltre a Calderon sono accusati anche Enrico Bennato e Giuseppe Molisso.

Secondo l’impianto accusatorio Bennato e Calderon, hanno agito con un’altra persona che fungeva da palo e indossando mascherine e caschi integrali al momento della fuga, in pieno giorno, sul lungomare di Torvajanica, all’altezza di un chiosco, hanno esploso a distanza ravvicinata due colpi di arma da fuoco, partiti da una pistola custodita da una persona non identificata ma nota come “il messicano”, colpendo al collo Selavdi. 

Secondi gli inquirenti il filo rosso che collega le morti e gli agguati è senza dubbio la droga. Il gip di Roma Francesca Ciranna che firmò l’ordinanza che ricostruì l’omicidio di “Passerotto”, sostiene che, Giuseppe Molisso aveva “assunto un ruolo predominante nel panorama criminale romano, soprattutto nel settore del narcotraffico, rifornendo stabilmente buona parte delle piazze di spaccio nel quartiere di Tor Bella Monaca”. È possibile dunque pensare che Molisso e Piscitelli siano venuti ai ferri corti e che qualcuno abbia dato il via a questa serie di delitti.

Molisso viene descritto dal giudice come “persona molto temuta, pericolosa e forte, che non ha problemi a ricorrere all’uso della violenza, anche attraverso l’utilizzo di armi da fuoco”. In merito all’organizzazione dell’omicidio di Selavdi, il giudice ha specificato che “il metodo di esecuzione del fatto avvenuto in un luogo pubblico, una Domenica di Settembre su una spiaggia e il contesto di vita condotto dalla vittima, lascia desumere un pieno inserimento in contesti di criminalità organizzata”. 

Elementi che avevano consentito al gip di contestualizzare l’omicidio di Shelavdi molto vicino a Diabolik, “in una faida tra organizzazioni criminali contrapposte”.