Matteo Salvini prepara il piano della Lega di governo in caso di vittoria alle elezioni del prossimo 25 settembre. Il leader del Carroccio non nasconde le ambizioni del suo partito per il Viminale e di fatto ribadisce la sua strategia per fermare i flussi migratori che si abbattono sulle nostre coste: “Decideranno gli italiani, di certo la Lega ha dimostrato di saper bloccare l’immigrazione clandestina come avevamo promesso: le cose che funzionano vanno confermate. Ricordo che rischio fino a 15 anni di carcere per aver fatto il mio dovere: difeso la sicurezza e la libertà dell’Italia”.

Parole chiare che vanno a definire bene lo schema del prossimo esecutivo di centrodestra con la quasi certa presenza del Carroccio al dicastero degli Interni. Almeno secondo le intenzioni del leader leghista. Peccato però che Giorgia Meloni, la probabile futura presidente del consiglio se il centro-destra vincesse le elezioni di ritrovarsi un personaggio a dir poco ingombrante come Matteo Salvini al Viminale non ne vuole proprio sapere.

 Per due ordini di motivi: perché al Colle tira aria di forte perplessità in merito ad un eventuale ritorno del capitano al Ministero degli Interni (e la Meloni ha già promesso che non andrà contro la volontà del Quirinale sui ministeri più importanti) e perché ci sono fin troppe beghe giudiziarie per quanto riguarda le tematiche legate all’immigrazione. Ultima ma non ultima c’è poi anche la questione “Russia”: autorevolissimi ambienti del deep state nazionale considerano a dir poco avventata la mossa di dare un dicastero tanto delicato (e che maneggia dossier fondamentali e segretissimi per la sicurezza nazionale) ad una personalità considerata fin troppo vicina alla Russia di Putin (l’accordo tra Lega e Russia unita è tuttora in vigore). Per un paese membro della Nato equivarrebbe ad un clamoroso autogol.