Non è stata concessa neanche questa volta la libertà condizionata a Mark David Chapman, l’uomo che nel 1980 uccise John Lennon. Per la dodicesima volta i funzionari statali hanno reputato che non ci fossero gli estremi perché l’uomo, oggi 67enne, potesse uscire dalla prigione in cui è rinchiuso da 40 anni, la Green Haven Correctional Facility di New York.

8 dicembre 1980: Mark David Chapman uccide John Lennon

È un lunedì, l’8 dicembre del 1980. John Lennon si trova nel suo appartamento di New York, il Dakota Building, dove ha appena ricevuto, insieme alla moglie Yoko Ono, la visita di Anni Leibovitz per un servizio fotografico commissionato dalla rivista Rolling Stone, in seguito al quale ha rilasciato quella che sarebbe stata la sua ultima intervista. Alle 17.40 i due escono poi di casa per recarsi ai Record Plant Studios. Ad aspettarli fuori dal portone c’è un gruppo di fan, tra cui Mark David Chapman, che si fa autografare una copia di Double Fantasy. La scena viene addirittura immortalata dal fotografo Paul Goresch.

John Lennon e Mark David Chapman
New York, John Lennon mentre firma un autografo a Mark D. Chapman, colui che più tardi lo ucciderà

Intorno alle 22.50, dopo aver passato diverse ore negli studi di registrazione, i coniugi decidono di tornare a casa per dare la buonanotte al figlio Sean prima di raggiungere il ristorante Stage Deli dove avrebbero cenato. Invece di parcheggiare nel cortile interno del Dakota, la limousine che li accompagna si ferma però al numero 1 di West 72nd Street. Chapman è lì ad aspettarli e infatti Lennon sembra essersi accorto di lui e averlo riconosciuto, ma troppo tardi: il giovane, 23enne, gli spara alle spalle, da una distanza di circa tre metri, cinque colpi in rapida successione con una revolver Charter Arms .38 Special. Lennon, sanguinante, riesce a salire i cinque scalini che lo separano dalla guardiola di sicurezza e grida “I’m shot, I’m shot” per poi stramazzare al suolo. Intanto viene avvisata la polizia e Chapman non fa altro che aspettarla fuori, seduto sul marciapiede. Lennon viene invece trasportato d’urgenza al St. Luke’s-Roosevelt Hospital Center, dove più tardi viene dichiarato morto a causa di ipovolemia, cioè per aver perso troppo sangue in seguito ai colpi di arma da fuoco. Un’ondata di sgomento si genera in tutto il mondo, mentre il killer viene condannato a una pena di minimo 20 anni fino al massimo dell’ergastolo.

Le richieste di scarcerazione

Scontato il termine minimo della pena nel 2000, Mark David Chapman ha richiesto per ben undici volte la scarcerazione sulla parola, ma la libertà condizionata non gli è mai stata accordata. Neanche questa volta, la dodicesima. In passato l’uomo aveva anche ammesso di aver ucciso Lennon per diventare famoso:

Ero un nulla totale e il mio unico modo per diventare qualcuno era uccidere l’uomo più famoso del mondo, Lennon. Mi sentivo tradito, ma a un livello puramente idealistico. La cosa che mi faceva imbestialire di più era che lui avesse sfondato, mentre io no. Eravamo come due treni che correvano l’uno contro l’altro sullo stesso binario. Il suo “tutto” e il mio “nulla” hanno finito per scontrarsi frontalmente.

Poi, nel 2020, aveva ribadito la questione, ma affermando di essersi pentito.

L’ho assassinato… perché era molto, molto, molto famoso e questa è l’unica ragione e io cercavo molto, molto, molto, molto la gloria per me. Sono stato molto egoista.

Ora, dopo l’ennesimo rifiuto, potrà presentarsi di nuovo davanti ad una commissione per la libertà condizionata nel febbraio del 2024.