Un fenomeno che si sta sempre più più allargando. L’ultimo caso è quello dell’Ispettorato Nazionale del lavoro di Milano e Lodi dove, è la stima del sindacato FLP, “su 76 funzionari convocati per l’assunzione, solo 33 hanno preso servizio“. Ma è da mesi che si registra un fenomeno apparentemente inspiegabile: i lavoratori che conquistano il ‘posto fisso’ nel pubblico e poi, una volta chiamati, ci rinunciano. Il Checco Zalone di ‘Quo vado?’ farebbe molta fatica a capire e, in effetti, le ragioni sono complesse.
“La prima cosa da dire – spiega all’AGI Bruno Giordano, direttore dell’Inl – è che le rinunce sono dovute al fatto che si sono svolti negli ultimi mesi tantissimi concorsi per diverse amministrazioni pubbliche in contemporanea con lo stesso metodo di selezione informatica introdotto dai decreti di emergenza Covid. Così è successo che gli stessi candidati, ai quali spesso era richiesta la stessa preparazione per selezioni diverse, sono entrati in graduatoria in più di uno“.
“Dovendo scegliere una sola scrivania hanno dovuto dire no alle altre. Ma in questa rinuncia collettiva c’entra molto la geografia. “L’80% dei vincitori proviene da 5 regioni del sud, il restante 20% da tutte le altre. Questo significa – riflette Giordano – che, se destinate a una sede del nord, queste persone vanno incontro a costi alti di vita e alloggio e se hanno altri lavori vicino a casa loro, anche meno retribuiti, preferiscono restare dove sono ritenendolo più ragionevole per le loro tasche“.
A maggior ragione questo vale tenendo conto che molti dei partecipanti al concorso per l’Inl hanno un’età alta e poca voglia di sradicarsi.
Concorso pubblico. “Farli per Regione”
Giordano assicura che “queste rinunce faranno solo slittare di qualche settimane l’arruolamento di nuovi ispettori che verranno presi dalle graduatorie” e sostiene che questa sia un’epoca d’oro per le amministrazioni pubbliche grazie alle tantissime assunzioni avvenute tramite il Pnrr.
Per evitare però che chi ‘vinca’ il posto fisso poi ci rinunci non basta garantirgli la sicurezza ma ci vuole di più. “Se vogliamo che i migliori laureati scelgano il pubblico occorre una flessibilità organizzativa, geografica ed economica che ora non c’è“. In concreto, tra le altre cose, concorsi regionali, smart working, part-time.