Si è spento l’artista è fotografo William Klein. La morte è avvenuta sabato 10 settembre nella sua casa di Parigi, a 96 anni. Tanti sono i progetti, le mostre, i libri realizzati da Klein in Italia – paese cui era molto legato. Grande amante delle città, adorava Milano, dove ebbe la sua prima importante mostra e dunque il suo primo, importante riconoscimento, e Roma, cui dedicò un memorabile libro fotografico. Con Contrasto il rapporto era intenso e amichevole; tanti i progetti fatti insieme, molti quelli che ancora dovevano essere realizzati. William Klein lascia dietro di sé un’eredità di rilievo.
Sorride sornione, nell’autoritratto che preferisce. Sorride con il bel volto quasi in ombra, i capelli bianchi. Il suo viso sembra contenuto a malapena nei contorni rossi della vernice che delimitano l’immagine. Sorride, e sembra dire “provate a prendermi, provate a definirmi se siete capaci”. William Klein è stato fotografo, pittore, artista, grafico, cineasta, scrittore; ogni forma espressiva l’ha frequentata, scardinata, innovata. Si è mosso agile, da una disciplina all’altra, insofferente di definizioni e quando si è convinti di averlo compreso, “chiuso” in rettangolo, come la gabbia del suo autoritratto, ha continuato a sorprenderci, a inventare qualcosa di nuovo per scuotere le coscienze, innovare la visione.
William Klein, una vita tra foto e articoli
Nato a New York nel 1926 (ma lui amava sottrarsi due anni di vita e sosteneva di essere nato nel 1928), Klein era figlio di emigrati ungheresi, il nonno aveva fondato un negozio di abiti nella zona di Lower East Side di Manhattan; il padre era apprezzato per il suo rigore di ebreo osservante. Ma il giovane Bill seguirà un’altra strada. Al liceo diventa direttore artistico del giornale scolastico, scrive gli articoli, impagina, disegna divertenti caricature. In un’intervista a Groucho Marx gli domanda “ma sono finti i suoi baffi?” E Groucho incalza “e sono vere le tue grandi sopracciglia?”. Ma non è solo ironia dissacrante. Klein è affamato e curioso di cultura. Divora gli scrittori del ‘900, europeo e americano, frequenta il MoMA, si incanta di fronte ai film di Chaplin, Von Stroheim, Eisenstein. Finita l’università, si arruola a diciotto anni e sbarca in Germania, poi arriva a Parigi dove, come soldato, grazie a un programma di scambi culturali, frequenta per un anno e mezzo la Sorbonne.