Si riaccendono le tensioni al confine tra Armenia e Azerbaigian per il controllo del Nagorno-Karabakh. L’annosa disputa, per la quale i due Paesi hanno già combattuto guerre sanguinose, era ripresa nel 2020 e aveva spinto la Russia ad intervenire annunciando un accordo di tregua e lo schieramento di una forza di pace russa lungo il confine.

Ora i governi dei due paesi si accusano a vicenda di aver dato il via ai nuovi scontri, che avrebbero provocato vittime e danni materiali a causa dei bombardamenti. In particolare, il ministero della Difesa armeno ha riferito di un attacco azero con artiglieria e droni contro diverse città armene, vicino al confine comune: si tratterebbe di una nuova provocazione militare, che l’Azerbaigian starebbe preparando da giorni, accusando allo scopo la parte armena di sparatorie al confine. 

Il ministro degli Esteri dell’Azerbaigian ha quindi accusato l’Armenia di voler interrompere il processo di pace, mentre Yerevan ha denunciato l’aggressione del vicino, chiedendo anche aiuto alla Russia – già alle prese con la battuta di arresto delle sue operazioni militari nel Nord-Est dell’Ucraina – in virtù del Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza che la lega all’Armenia.

E’ stata presa la decisione di appellarsi formalmente alla Federazione Russa al fine di porre in atto le disposizioni del Trattato. Ci sarà anche un appello all’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (un’allenza militare firmata nel 1992 tra Armenia, Russia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan, ndr) e al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in in relazione all’aggressione contro il territorio sovrano dell’Armenia,

ha annunciato il Consiglio dei ministri armeno. E sembra che il presidente Nikol Pashinyan abbia già avuto una conversazione telefonica con Vladimir Putin, durante la quale le parti avrebbero discusso dell’escalation, decidendo di mantenere un contatto operativo.

Il Primo Ministro ha fornito dettagli sulle azioni provocatorie e aggressive delle forze armate azere in direzione del territorio sovrano dell’Armenia, iniziate a mezzanotte e accompagnate da bombardamenti di artiglieria e armi da fuoco di grosso calibro. Il Primo Ministro ha sottolineato l’importanza di una risposta adeguata da parte della comunità internazionale,

si legge sempre nel comunicato diffuso dal servizio stampa del Gabinetto dell’Armenia. Intanto, in una dichiarazione, il segretario di Stato americano Antony Blinken si è detto “profondamente  preoccupato” per le notizie di nuovi attacchi tra i due paesi, “compresi gli attacchi alle enclavi civili e alle infrastrutture all’interno dell’Armenia”. Il governo degli Stati Uniti ha chiesto quindi l’immediata cessazione di tutte le ostilità militari tra Armenia e Azerbaigian e ha ricordato che, a suo avviso, “non esiste una soluzione militare per il conflitto”.  

Perché Armenia e Azerbaigian si contendono la regione del Nagorno-Karabakh

Ma quello della potestà territoriale del Nagorno-Karabakh è un tema di forte dibattito tra armeni e azeri da millenni. Si tratta di un territorio autonomo riconosciuto a livello internazionale come parte dell’Azerbaigian, ma con una maggioranza etnica armena. Governato dalla Repubblica di Artsakh (che si chiama così dal 2017, ma ai tempi sovietici era la regione autonoma Nagorno Karabakh della Repubblica Sovietica dell’Azerbaigian), è una regione montuosa senza sbocco sul mare nel Caucaso meridionale. L’annoso conflitto che vede Armenia e Azerbaigian contendersi la regione ha quindi motivi etnici e territoriali: entrambi i Paesi rivendicano la sovranità dell’area, non riconoscendo la Repubblica di Artsakh.