Il Re d’Inghilterra non è un ambientalista dell’ultima ora e, pensate, quella parola sostenibilità che ora va molto di moda Carlo III la pronunciava già una ventina di anni fa quando era “solo” un principe, figlio della regina Elisabetta.

E soprattutto ricordo che praticava l’ambientalismo perchè venne nelle terre toscane e i giornalisti gli dettero la caccia tra le Crete senesi e la Valdorcia, dove Carlo si era rifugiato per dipingere i paesaggi, con gli immancabili cipressi, le vigne e gli olivi. Ammirava la natura, il modo di conservarla, e apprezzava il cibo genuino.

E di tutela dell’ambiente ne parlò nel 2007 in un colloquio con Carlo Petrini su “La Repubblica”. Dialogarono sull’idea di “sviluppo sostenibile” che per il fondatore di Slow Food era “come creare un ossimoro, apparentemente efficace dal punto di vista comunicativo, ma sostanzialmente vuoto”. E il futuro Re era preoccupato: “E’ per questo che voglio invece trovare la strada per farne uno strumento di reale cambiamento per le generazioni future. Anche se la parola sostenibile è usata da chiunque oggi, la mia esperienza è che troppo spesso significa “affari come al solito”, solo impacchettati nel linguaggio della sostenibilità. Ne ho continue conferme”.

Nei suoi dipinti l’amore per l’ambiente e la sua conservazione

E ricorda: “Quando, circa trent’anni fa, ho iniziato a lavorare per un modo più integrato e olistico di guardare al mondo, sono stato in qualche modo ridicolizzato. Ora mi sembra che tutti usino le parole che io usavo allora. Ma a volte temo che la gente pensi che sia attraverso l’uso di un linguaggio diverso che si diventerà più sostenibili ed integrati”. E oggi questi concetti li ripete Greta Tumberg e, talvolta, riceve malevoli apprezzamenti.
“Nell’ambito dell’architettura, ad esempio, molti architetti ed urbanisti parlano di sostenibilità – diceva Carlo – ma troppo sovente non modificano davvero il loro approccio. Dobbiamo rivoluzionare il nostro modo di pensare all’ambiente, mettendo gli esseri umani al centro di quel che costruiamo. Se al centro del progetto delle città ci fossero i pedoni – gli esseri umani – invece che le automobili, creeremmo un ambiente più vivibile, civile, umano, a misura d’uomo”. Parola del principe Carlo, ora Re d’Inghilterra.

Stefano Bisi