Se Lilli avesse smarrito Titti avrebbe ottenuto lo stesso spazio, un taglio basso, in fondo alla ennesima pagina di cronaca della città. Avete presenti quelle notizie in breve, che è giusto pubblicare, con l’annuncio “smarrito un gatto bianco e nero, ricompensa a chi lo trova”? Ecco, qualche giorno fa lo stesso spazio è stato dedicato alla cronaca giudiziaria di un fatto che, quando venne “scoperto”, venne annunciato con titoloni tra i quali il più leggero era “Scandalo rifiuti, maxi appalto nel mirino della magistratura, perquisizioni, indagati e sequestri”. Aziende della gestione dei rifiuti di Arezzo, Grosseto e Siena finirono sotto tiro, amministratori costretti alle dimissioni, carriere interrotte, relazioni umane in crisi. Insomma, un cataclisma comprensibile solo per chi ha vissuto vicende analoghe.
Sapete che cosa è successo qualche giorno fa in tribunale?
Manager indagati, carriere finite ma la turbativa d’asta non c’era
Era prevista la discussione del caso da parte del pubblico ministero con le sue richieste ai giudici, avrebbero dovuto parlare le parti civili e alcuni difensori. In realtà ha discusso solo il pubblico ministero. Il pm ha chiesto l’assoluzione per tutti gli imputati per la turbativa d’asta perché il fatto non sussiste. “Ma il colpo di scena – racconta La Nazione – è stato soprattutto quando il pm in aula ha chiesto scusa a tutti gli imputati. Per un processo dove, stando a quanto emerso nel dibattimento, le ipotesi investigative sono state smontate dalla difese. Il 22 settembre prosegue comunque la discussione, il 20 ottobre arriverà la sentenza”.
Forse, quel giorno, meriteranno un bel titolo in prima gli indagati e le aziende coinvolte? E anche il pubblico ministero che ha avuto il coraggio di chiedere scusa. Succede molto di rado. Praticamente mai. Anche questa è una notizia.
Stefano Bisi