L’esito delle elezioni in Svezia potrebbe venir definito solo a metà settimana, quando saranno conteggiati i voti dei residenti all’estero. Ma il risultato più netto è quello dei Democratici di Svezia guidati da Jimmie Akesson. La premier: “lasciare che la democrazia faccia il suo corso”.

ll risultato finale delle elezioni politiche svolte ieri in Svezia potrebbe venir definito solo a metà settimana, quando saranno conteggiati anche i voti dei residenti all’estero. Con il 94% dei voti scrutinati, fino ad ora la situazione rimane infatti ancora in bilico.

I socialdemocratici della premier Magdalena Andersson rimangono il primo partito con il 30,5%, mentre a destra i Democratici Svedesi, contrari all’immigrazione, sono diventati il secondo partito del Paese nel voto legislativo, raccogliendo il 20,7%, strappando ai moderati, scesi al 19%, la guida del blocco conservatore.

Nella proiezione sui seggi, il centrosinistra, dato inizialmente in vantaggio, conterebbe al momento 173 parlamentari su 349, contro i 176 assegnati al centrodestra.

Come leader dei Democratici di Svezia di estrema destra, Jimmie Akesson ha trasformato il suo partito da “paria” a peso massimo, il cui sostegno è ora indispensabile se il blocco di destra vorrà governare dopo le elezioni di ieri.

Elezioni in Svezia: chi è Jimmie Akesson

Il quarantatreenne, ledear del partito, a primo impatto potrebbe sembrare uno svedese medio ma in realtà è riuscito a trasformare un movimento di estrema destra, noto come “Keep Sweden Swedish”, in un partito nazionalista con un fiore come logo.

Akesson è cresciuto in una famiglia della classe media con un padre imprenditore e una madre che lavorava come infermiera a Solvesborg, una città di 9.000 abitanti nel sud della Svezia.

È lì, nelle piccole città e nelle fattorie della Scania rurale, che ha costruito la sua roccaforte, tra le preoccupazioni per la vicina città di Malmo, fortemente popolata da immigrati.

Akesson si è unito ai Democratici di Svezia negli anni ’90, dopo una deludente esperienza adolescenziale nel principale partito di destra, i Moderati conservatori. Dopo aver lasciato l’Università di Lund, ha assunto la guida del partito SD nel 2005, quando il sostegno degli elettori era stabilmente intorno all’1%.

Il partito ha subito un profondo rinnovamento, sostituendo il logo della torcia blu e gialla con un anemone e giurando di liberarsi delle sue radici razziste e violente. Nel 2012 ha poi annunciato una politica di “tolleranza zero” contro il razzismo. 

La premier in carica Andersson invece dopo quattro anni al Rosenbad, la sede del governo a Stoccolma, ha riportato i socialdemocratici oltre quota 29%, almeno un punto in più del 28,3%, il minimo storico dal 1911.

La premier uscente gode di una popolarità superiore a quella del suo partito e gli svedesi l’hanno ammirata per il piglio con cui dopo lo scoppio della guerra russo-ucraina ha guidato la Svezia verso l’abbandono di 73 anni di neutralità e l’adesione alla Nato.

Una manovra sostenuta, a casa, dalla grande maggioranza delle forze politiche svedesi e, sul piano internazionale, condotta mano nella mano con la Finlandia della premier Sanna Marin, anche lei leader del partito socialdemocratico nel suo paese.

I possibili scenari politici

Nella serata di ieri i due leader si sono lasciati andare ai commenti e Jimmie Akesson ha paventato la possibilità che il blocco di centrodestra possa vincere le elezioni: “In questo momento sembra che ci sarà un cambio di potere”, ha detto.

Il primo ministro socialdemocratico, Magdalena Andersson, invece ha risposto ai sostenitori esultanti: “Non avremo un risultato finale stasera”, invitando gli svedesi ad “avere pazienza” e “lasciare che la democrazia faccia il suo corso”.

Se il conteggio delle schede smentirà gli exit poll, per il governo di Stoccolma si apriranno due scenari, o una grande coalizione fra i socialdemocratici e i Moderati, ossia fra il primo e il terzo partito, opzione possibile ma largamente sgradita agli interessati oppure la nascita di un governo nuovo, condizionato dal peso preponderante dei Democratici Svedesi di Jimmie Akesson.

 I Moderati di Ulf Kristersson hanno fatto sapere che il cordone sanitario attorno al partito di Akesson non esiste più. Per Kristersson adesso è prioritario “riordinare la Svezia”, cominciando da una politica energetica basata “sul nucleare pulito”.