Sessanta persone, tra le quali anche il sindaco di Otranto e il presidente di Federalberghi sono finiti in una intricata vicenda di corruzione e truffa a Lecce nel settore turistico. Per sette indagati sono scattate le misure di custodia cautelare.
Le indagini degli inquirenti
Secondo gli inquirenti si sarebbe formato negli anni a Otranto un consolidato sistema associativo di natura corruttiva politico – imprenditoriale, che da tempo avrebbe pervaso l’amministrazione comunale, coinvolgendone amministratori e funzionari ‘troppo vicini’ ad alcuni imprenditori con interessi economici in quel centro, coltivati attraverso aggiudicazioni artefatte di appalti e rilasci di concessioni comunali offrendo utilità di diversa natura, fino ad assicurare un ‘bacino di voti’ per il sostegno elettorale ricevuto da alcuni degli indagati, nonché vantaggi economico – patrimoniali per gli altri.
A consolidare il quadro accusatorio della magistratura anche gli accertamenti, in particolare quelli in materia edilizia e paesaggistico-ambientale, condotti dalla Polizia Provinciale, caratterizzati da ricche acquisizioni documentali e molteplici rilievi tecnici.
Truffa a Lecce, i reati contestati
I reati contestati a vario titolo sono associazione per delinquere finalizzata a compiere reati contro la Pubblica Amministrazione, la fede pubblica e l’amministrazione della giustizia, oltre che in materia di corruzione elettorale; atti contrari ai doveri d’ufficio, frode in processo penale e depistaggio, turbata libertà degli incanti, truffa ai danni dello Stato e della Comunità Europea ed altro.
L’inchiesta iniziata nel 2017, ha svelato un “modus operandi dell’apparato pubblico ispirato, oltre che all’arricchimento personale, ad assicurarsi bacini di consenso elettorale attraverso una gestione personalistica di presidi di potere a livello sia locale sia a regionale”.
I beni sequestrati
Il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di strutture turistico – ricettive, riguarda stabilimenti balneari, aziende agrituristiche, diverse unità immobiliari e numerose somme di denaro per un valore stimato di diversi milioni di euro, “illecitamente autorizzati o realizzati in violazione delle norme in materia edilizia e paesaggistica.