Detenuto di origine nigeriana tenta l’evasione dal carcere di Maiano a Spoleto dopo aver provato a scavalcare il muro di cinta. L’uomo è stato prontamente bloccato dalle guardie di vigilanza. La rabbia del sindacato Sappe: “Non ci sono celle adatte per controllare i detenuti pericolosi”.

Tentata evasione nel carcere di massima sicurezza di Maiano a Spoleto, dove un detenuto ha tentato di scavalcare le mura di uno dei cortili. Protagonista della fuga non andata a buon fine e segnalata da Fabrizio Bonino, segretario regionale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe) è un detenuto di nazionalità straniera che “già in passato si è reso protagonista di numerosi eventi critici”.

Il tentativo di evasione, è stato fermato sul nascere, con il recluso che è stato bloccato dagli agenti mentre ancora si trovava all’interno del perimetro della casa di reclusione. “A Maiano, dice Bonino, c’è sicuramente un’ottima organizzazione e sicurezza, ma negli ultimi mesi la carenza di organico e il continuo invio di detenuti ingestibili, sta creando numerosi disagi al poco personale in servizio”.

Secondo la ricostruzione dei fatti fornita dal Sappe, il recluso nigeriano, trentenne in prigione per omicidio, avrebbe scavalcato le mura del cortile “passeggi” per provare a fuggire dal carcere. “Il tentativo di fuga, si legge in una nota del sindacato, è stato notato immediatamente dall’agente di vigilanza che ha suonato l’allarme generale e avvisato telefonicamente la sala operativa”. Il protocollo ha naturalmente attivato il personale di polizia, spiega sempre Bonino, che “con interventi contemporanei su più lati del muro di cinta interno è riuscito immediatamente a individuare, bloccare e riportare all’interno della propria cella il detenuto” protagonista della tentata evasione.

L’episodio è stato reso noto dal sindacato, perché si tratta “solo dell’ultimo, come scritto in una nota, di una serie di eventi critici provocati da questo stesso detenuto, che è fisicamente molto forte” e, soprattutto per evidenziare come l’assenza di strutture e celle che possano contenere tali individui pericolosi e psicologicamente instabili induce il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria a trasferirli continuamente, provocando così ripetuti eventi critici di violenza nelle carceri dove vengono via via ristretto.

Evasione carcere di Spoleto: “Necessità di introdurre con urgenza provvedimenti per garantire personale”

A Spoleto c’è sicuramente un’ottima organizzazione e sicurezza in carcere, ma negli ultimi mesi la carenza di organico di polizia penitenziaria e il continuo invio di detenuti ingestibili sta creando numerosi disagi al poco personale in servizio. “Ci vogliono soluzioni reali, efficaci, che tutelino maggiormente chi serve lo Stato e garantisce ordine e sicurezza nelle carceri e per tutta la società esterna”, ha commentato Bonino.

Sul tentativo di fuga scongiurato è intervenuto anche il senatore umbro Luca Briziarelli della Lega, che ha dichiarato:

“Grazie all’ottimo lavoro della Polizia Penitenziaria, alla quale vanno i miei complimenti per il grande senso del dovere, è stata sventata una clamorosa evasione di un detenuto dal carcere di Spoleto, questo episodio oltre ad evidenziare professionalità e prontezza del personale, riaccende i riflettori sulla necessità di introdurre con urgenza nuovi provvedimenti per garantire da un lato personale e risorse, dall’altro maggiore sicurezza all’interno degli istituti penitenziari”.

Il sindacato evidenzia inoltre, che nei primi sei mesi del 2022 si sono verificate 10 evasioni da Istituti penitenziari, altre 9 da detenuti ammessi a lavoro esterno e 13 dopo aver fruito di permessi premio.

Il problema dei suicidi in carcere

Il procuratore generale, Sergio Sottani, pochi giorni fa era in visita negli istituti penitenziari di Spoleto, Terni e Orvieto dove ha incontrato dirigenti, personale della polizia penitenziaria e delegazioni di detenuti. Il momento è particolarmente delicato anche per l’emergenza suicidi di cui nei giorni scorsi si è fatto portavoce il garante regionale dei detenuti, l’avvocato Giuseppe Caforio.

Durante la visita del procuratore Sottani sono state trattate le problematiche inerenti la sofferenza dell’organico della polizia penitenziaria, il sovraffollamento carcerario, i tempi di definizione dei procedimenti giudiziari quale fattore di disagio nella condizione di detenzione, i colloqui con i familiari dei detenuti dopo l’emergenza Covid oltre alla necessità di un supporto psicologico per questi ultimi.

E proprio quello del supporto psicologico nelle carceri è, in questo momento, un tema particolarmente sentito che ha visto, nei giorni scorsi, intervenire anche il presidente nazionale dell’Ordine degli psicologi, David Lazzari che ha detto: “Se con la riforma della sanità in carcere, il tema del disagio mentale è rimandato ai presidi sanitari e ai colleghi dell’azienda, la complessità del suicidio rende necessario un lavoro di staff che male si fa con chi è presente poco in termini di ore e di visibilità. Inoltre, per provare a incidere sulle molteplici cause di fatti così gravi è necessario a nostro avviso saper leggere il contesto per agire anche sull’organizzazione”.

Il disagio psicologico cui sono costretti i detenuti è per il garante Caforio la principale causa dei suicidi tra detenuti. Sette quelli che si sono verificati dall’inizio dell’anno negli istituti penitenziari dell’Umbria.