Una nuova vittoria al femminile per il Premio Elio Vittorini, dopo quella di Antonella Lattanzi del 2021. A vincere l’edizione di quest’anno è stata infatti la messinese Nadia Terranova con il suo “Trema la notte”, romanzo pubblicato dalla casa editrice Einaudi. Unanime la valutazione espressa dalla Commissione nei confronti della scrittrice che, nel corso della premiazione, visibilmente emozionata, ha manifestato il proprio profondo legame con Vittorini ed Ortigia.
Premio Elio Vittorini 2022: vince Nadia Terranova
Dedicato alla me quattordicenne turbata e trasformata per sempre da ‘Conversazione in Sicilia’, libro della vita. Con incredula commozione e gioia, grazie. Dedicato anche alla me di due anni fa, che sceglieva proprio Ortigia per ritirarsi e scrivere questo libro. C’è sempre una restituzione, in tutte le cose.
Queste le parole di Nadia Terranova dopo la consegna del Premio Elio Vittorini, istituito nel 1996 per onorare la memoria dello scrittore siracusano e presieduto, come vuole il regolamento, da parte del Sindaco Francesco Italia. A trionfare sul palco allestito in piazza Minerva, dopo la vittoria del 2021 di Antonella Lattanzi con “Questo giorno che incombe” (Sellerio), è stato adesso il romanzo “Trema la notte” della scrittrice messinese, pubblicato dalla casa editrice Einaudi. Parla ancora al femminile, dunque, il premio, con Terranova, che ha avuto la meglio sugli altri due finalisti – Carmine Abate con “Il cercatore di luce” (Mondadori) e Massimo Maugeri con “Il sangue della montagna” (La Nave di Teseo) – ricevendo il giudizio positivo unanime della Commissione presieduta dal professore Antonio Di Grado ed integrata con il voto espresso unitariamente dal Comitato studentesco dei lettori.
Una ventenne recalcitrante al dominio di un padre, che decide sul suo destino di donna, e un bambino di undici anni, vessato da un amore materno malato, si incrociano per un momento dopo che il terremoto ha raso al suolo Messina – si legge nella motivazione –. Con una scrittura sorvegliata e allo stesso evocativa Nadia Terranova prosegue la sua esplorazione del tema della famiglia intrecciandolo con l’esperienza dei luoghi di cui sa restituire ancora una volta l’anima più profonda.
All’assegnazione del Premio Vittorini si è affiancata, come di consueto, quella del Premio Arnaldo Lombardi, in ricordo dell’editore scomparso nel 2019 che, per larga parte della sua vita, ha operato a Siracusa. Destinato alle case editrici indipendenti che abbiano un catalogo di almeno 20 pubblicazioni di carattere storico e letterario, quest’anno il riconoscimento è andato alla casa editrice Cavallotto di Catania.
“Trema la notte”, il romanzo vincitore del Premio Vittorini 2022
Una ragazza e un bambino, collegati dal filo del destino in una notte che trema: quella del 28 dicembre 1908, quando un terremoto di magnitudo 7, il più devastante mai registrato in Europa, rade al suolo le città di Messina e Reggio Calabria, facendo migliaia di vittime.
‘C’è qualcosa di piú forte del dolore, ed è l’abitudine’. Lo sa bene l’undicenne Nicola, che passa ogni notte in cantina legato a un catafalco, e sogna di scappare da una madre vessatoria, la moglie del piú grande produttore di bergamotto della Calabria. Dall’altra parte del mare, Barbara, arrivata in treno a Messina per assistere all’Aida, progetta, con tutta la ribellione dei suoi vent’anni, una fuga dal padre, che vuole farle sposare un uomo di cui non è innamorata. I loro desideri di libertà saranno esauditi, ma a un prezzo altissimo. La terra trema, e il mondo di Barbara e quello di Nicola si sbriciolano, letteralmente. Adesso che hanno perso tutto, entrambi rimpiangono la loro vecchia prigione. Adesso che sono soli, non possono che aggirarsi indifesi tra le rovine, in mezzo agli altri superstiti, finché il destino non li fa incontrare: per pochi istanti, ma cosí violenti che resteranno indelebili. In un modo primordiale, precosciente, i due saranno uniti per sempre. Nadia Terranova attinge alla storia dello Stretto, il luogo mitico della sua scrittura, per raccontarci di una ragazza e di un bambino cui una tragedia collettiva toglie tutto, eppure dona un’inattesa possibilità. Quella di erigere, sopra le macerie, un’esistenza magari sghemba, ma piú somigliante all’idea di amore che hanno sempre immaginato. Perché mentre distrugge l’apocalisse rivela, e ci mostra nudo, umanissimo, il nostro bisogno di vita che continua a pulsare, ostinatamente.