Gli anni ’90 ci hanno regalato grandi film e attori cult, uno dei più amati è sicuramente Brendan Fraser che finalmente torna con The Whale nel grande cinema regalando una prova attoriale straordinaria applauditissima a Venezia 79. Il film è la trasposizione di uno spettacolo teatrale in cui Darren Aronofsky tira fuori il meglio di sé sia per la messa in scena, che nella regia pur essendo il film girato praticamente nell’unico ambiente della casa di Charlie. Un’opera in cui ripete con risultati ancor più sorprendenti quanto visto già con The Wrestler, in cui riportò nel grande cinema Mickey Rourke e che valse il Leone d’Oro alla mostra del cinema di Venezia e la nomination all’Oscar per l’attore. Stavolta siamo certi che l’esito sarà diverso con Brendan Fraser che punta dritto verso l’ambita statuetta.
Un film dove brilla anche la stella di Sadie Sink, l‘amata protagonista di Stranger Things nei panni di Max, che qui interpreta una figlia ribelle che si sente abbandonata dal padre e quindi vive con una profonda rabbia verso di lui. Una storia di emarginazione, ma anche di amore che dimostra come l’aspetto più straordinario dell’essere umano sia vedere il buono anche nei momenti di maggiore emarginazione. Il personaggio di Charlie è una metafora di come la società possa essere estraniante e di quanto il dolore psicologico possa corrodere anche il fisico.
La standing ovation in sala è stato solo il preludio al lungo applauso che ha accolto Brendan Fraser all’incontro di presentazione del film: “Io voglio solo rimanere dentro il mondo del cinema, oggi quindi per adesso devo solamente affrontare voi. Grazie per la grande accoglienza, non vedo l’ora di vedere l’impressione che farà questo film sugli altri. Sarà così profondo come lo è stato per me”, ha sottolineato quasi commosso per l’affetto incondizionato ricevuto “Ai tempi di George Re della giungla ero molto diverso e avevo anche un aspetto differente. Il mio viaggio è stato volto ad esplorare molti personaggi diversi e questo è stata una grande sfida. Credo che Charlie sia il personaggio più eroico che abbia mai rappresentato perché ha un superpotere : vede il bene degli altri e riesce a farlo emergere in lui. Questo è il processo attraverso cui si salva”.
Sul suo viaggio da attore che lo ha portato fino a Venezia con The Whale Brendan Fraser spiega: “La mia palla di cristallo si è rotta quindi non so cosa succederà nel futuro. È stata una grande opportunità entrare nei panni di una persona con una fisicità così importante e comprendere le storie che si porta dentro”, e su questo aspetto sottolinea il grande sforzo fisico di indossare la sontuosa tuta prostatica “La mobilità fisica di Charlie è limitata allo spazio della sua abitazione. La sua storia è raccontata dietro porte chiuse e lui è una luce in uno spazio buio. Io penso sia poetico che le vicende legate ai suoi sentimenti siano rese manifeste in una maniera così fisica, grazie al suo corpo. Ho dovuto imparare a muovermi in un modo nuovo e ho sviluppato muscoli che non credevo di avere. Alla fine della giornata, quando rimuovevo la mia tuta, avevo le vertigini”.
The Whale, Aronofsky contro il cinismo: “Dobbiamo raccogliere l’idea che tutti ci amiamo”
The Whale però che non è solo la recitazione di Brendan Fraser, ma anche la visione di Darren Aronofsky uno dei pochi registi puntualmente capace di spaccare in due pubblico e critica: “Questa opera parla di collegamenti tra gli esseri umani, di vestire gli abiti degli altri, di entrare nelle teste degli altri. Il mondo ha bisogno di questo. Ringrazio il Festival e i critici, spero! Ricordo esattamente il New York Times, ricordo la critica di The Whale, ricordo l’articolo e la fotografia, ho pensato che poteva piacermi, per questo sono andato a vedere questa compagnia teatrale. L’opera di Samuel D. Hunter mi ha toccato profondamente e ho cercato di contattarlo subito, è stato un gentiluomo dal cuore grande. Abbiamo cominciato a discutere dell’opportunità di utilizzare l’opera ed è rimasto molto emozionato dall’idea. Da questo è cominciata un’odissea durata dieci anni per capire come far sì che avesse luogo e che questo film si realizzasse. Ciascun personaggio è molto umano e profondo, e questo mi sembrava un buon luogo dove investire la mia immaginazione per indagare come proporre tutto ciò al cinema”.
Aronofsky spiega come è nata la trasposizione del personaggio di Charlie in The Whale, che ha richiesto un lungo lavoro a differenza di quanto si potrebbe pensare: “Abbiamo trascorso molto tempo discutendo come far sì che Charlie potesse diventare un personaggio per il cinema. Quando ho visto il primo montaggio, che è uno dei momenti più difficili di solito per un regista, per me è stato un sollievo perché non mi sono sentito claustrofobico nel guardare il film. Credo che il merito sia per il modo in cui io e il direttore della fotografia abbiamo usato la macchina da presa ma anche per la sceneggiatura grazie a cui possiamo imparare molto di questi personaggi”, mentre sulla possibilità di esplorare ancora la fisicità e le limitazioni del corpo umano in futuro non chiude le porte “Non so cosa farò in futuro. In questo film uno dei temi principali è senz’altro che non si può giudicare un libro dalla sua copertina. Non si può assolutamente giudicare nessuno di questi personaggi da una prima impressione. Il modo in cui Charlie, il professore di inglese, spinge i suoi studenti a ricercare una verità dietro le apparenze è d’ispirazione”.
La scelta del cast di The Whale è stata la sfida più importante, che ha portato all’ingaggio di Brendan Fraser: “Al film ho lavorato dieci anni e ci ho messo esattamente lo stesso tempo a cercare gli attori del cast. La scelta degli attori è una sfida enorme per molti motivi. Ho considerato tutte le tipologie di attori possibili, ogni singola star di ogni singolo film… Tempo fa ho visto il trailer di un film brasiliano a basso costo in cui Brendan recitava e in quel momento sono rimasto colpito. Viveva vicino a me a NY, l’ho raggiunto e abbiamo iniziato subito a leggere la sceneggiatura con Sadie Sink, che è la mia nuova attrice preferita, e appena li ho visti interagire ho capito di avere gli attori per il mio film”. La frase simbolo del film però a sorpresa non la pronuncia Charlie, ma bensì proprio Sam: “Le persone non sono in grado di non amare è una battuta che a me piace molto di Sam. Credo che sia il messaggio che voglio lanciare in questo momento al mondo. Tutti stanno abbracciando il cinismo e il lato oscuro ed è quello di cui non abbiamo bisogno in questo momento. Noi dobbiamo accogliere l’idea che in fondo tutti ci amiamo per cui dobbiamo aggrapparci a questo e dimostrarcelo”.
Nonostante uno screentime non eccezionale in The Whale Sadie Sink regala un’interpretazione da brividi creando empatia e verità con Brendan Fraser: “Quando lo rivede dopo anni, non lo riconosce neppure. Lo ha villanizzato. Ha molte cose da dire, ma non si aspetta qualcuno che la ama così tanto. Non si aspetta un padre. Ogni scena è una battaglia, vuole avere ragione e torto insieme. Per qualcuno come Charlie, vedere che c’è del bene in Ellie è stupendo”.
L’uscita nelle sale di The Whale, che ha vinto anche il Leoncino D’Oro istituito da AGIS Scuola e promosso con ANEC e David di Donatello, arriverà nelle sale il prossimo 9 dicembre in tempo per concorrere agli Oscar.