Trovato il mammifero più antico al mondo, simile al toporagno, lungo 20 centimetri e che visse 225 milioni di anni fa. Identificato tramite i reperti fossili dei denti. La ricerca è stata una collaborazione tra l’Università brasiliana e il Museo di Storia Naturale di Londra.

La storia animale si arricchisce di un nuovo tassello, un team di ricerca britannico ha infatti scoperto il più antico mammifero al mondo. Lungo appena 20 centimetri, aveva una corporatura molto simile ai toporagni odierni ma soprattutto visse assieme ai dinosauri.

Si stima infatti, che camminò sulla Terra circa 225 milioni di anni fa, 25 milioni di anni dopo la grande estinzione di massa del Parmiano-Triassico che portò alla morte del 90 per cento delle specie oceaniche e al 70 per cento di quelle terrestri.

Inoltre, il Brasilodon quadrangularis,, nome scientifico del mammifero, precederebbe di circa 20 milioni di anni il Morganucodon, un piccolo roditore finora considerato il mammifero più antico.

La ricerca completa è disponibile sulla rivista scientifica “Journal of Anatomy” curata dai ricercatori dell’Università federale del Rio Grande do Sul di Porto Alegre in Brasile in collaborazione con il Museo di Storia Naturale e il King’s College di Londra.

Trovato mammifero più antico al mondo: identificato grazie ai suoi denti fossili

Lo studio dei ricercatori inglesi in collaborazione con i ricercatori di Porto Alegre in Brasile ha potuto analizzare tre mascelle inferiori di questo piccolo animale i cui resti sono stati ritrovati proprio in Brasile e che si pensa che abitasse anticamente la regione meridionale del Paese.

La pubblicazione è frutto di una ricerca durata cinque anni, che il mondo della scienza ha salutato come “molto significativa”.

Fondamentali per l’identificazione del mammifero sono stati i suoi denti che hanno permesso di identificare il Brasilodon. La dottoressa Martha Richter, autrice dell’articolo, ha dichiarato che inizialmente gli scienziati pensavano si trattasse di un rettile ma un’analisi più accurata ha, oggi, consentito di stabilire che il Brasilodon avesse avuto due serie di denti, quelli da latte e quelli permanenti in età adulta, una condizione nota come “difiodontia”. Caratteristica, questa, esclusiva dei mammiferi, dato che la sostituzione della dentatura avveniva con tempi e modi propri tipici dei mammiferi e non come nei rettili, che sono in grado di rigenerare i denti più volte nel corso della loro vita (“polifiodontia”).

Secondo una prima ricostruzione, il Brasilodon fu un roditore capace di vivere all’ombra dei grandi dinosauri dell’epoca. “La scoperta ci aiuta a comprendere il paesaggio ecologico dell’epoca e l’evoluzione dei mammiferi moderni”, ha aggiunto Richter.

Infine la dott.ssa Martha Richter conclude: “Questa ricerca è una collaborazione tra scienziati brasiliani e britannici, che hanno riunito le loro competenze sullo sviluppo del cranio, sull’anatomia dentale, sulla fisiologia e sull’istologia per interpretare i fossili giovanili e adulti della specie estinta Brasilodon quadragularis “.

Le parole della prof.essa Moya Meredith Smith

Proprio i denti sono stati un reperto chiave per lo studio dei mammiferi antichi, perché le ghiandole mammarie non si sono purtroppo conservate in nessun fossile noto fino ad ora. “Studi comparativi con la dentizione di mammiferi recenti suggeriscono che si trattava di un animale placentare con una vita piuttosto breve“, osserva ancora Martha Richter.

Questa scoperta sposta indietro di 20 milioni di anni l’origine della difiodontia e permette al Brasilodon di strappare il primato di mammifero più antico al mondo.

La prof.ssa Moya Meredith Smith, autrice e professore emerito di Evoluzione e sviluppo dell’anatomia dentoscheletrica al King’s College di Londra, afferma: “Le prove di come è stata costruita la dentatura nel tempo dello sviluppo sono cruciali e definitive per dimostrare che i brasilodonti erano senza dubbio mammiferi. Il nostro articolo solleva il livello del dibattito su ciò che definisce un mammifero e mostra che era un periodo di origine molto precedente nella documentazione fossile rispetto a quanto precedentemente noto”.