Non è stata solo l’icona della monarchia britannica e della recente storia mondiale: la Regina Elisabetta II, scomparsa ieri all’età di 96 anni, ha ispirato molto, negli anni, anche il mondo rock, soprattutto inglese. In maniera celebrativa o di protesta, tanti sono stati gli artisti a renderla protagonista delle loro canzoni, di cui è un esempio la provocatoria “God Save The Queen” dei Sex Pistols.

“God Save the Queen” dei Sex Pistols

Tra le canzoni più celebri dedicate a Elisabetta II, non si può non citare l’intramontabile “God Save the Queen” dei Sex Pistols, il cui titolo richiama il famoso inno nazionale del Regno Unito. Uscita il 27 maggio del 1977, giorno in cui la Regina avrebbe festeggiato il Silver Jubilee, i 25 anni di regno, è un inno ferocemente e provocatoriamente antimonarchico, una sorta di manifesto del mondo punk britannico, che mirava a smantellare i costumi dell’epoca. Il 45 giri – sulla copertina il ritratto della regina con gli occhi e la bocca coperti dalla scritta “God Save the Queen” e il nome del gruppo – raggiunse presto il secondo posto nelle classifiche di vendita e fu addirittura bandito dalla radio della Bbc, ma resta uno dei brani più iconici ispirati alla famiglia reale.

“Repeat (Stars and Stripes)” dei Manic Street Preachers

Di protesta è anche “Repeat “Stars and Stripes” dei Manic Street Preachers: un brano in cui l’attacco alla monarchia, che non è tuttavia un attacco personale nei confronti della Regina, è abbastanza esplicito. “Repeat after me, f*** queen and country”, dice la canzone, non lasciando spazio ad alcun dubbio circa l’opinione della band.

“Elizabeth My Dear” degli Stone Roses

Altra canzone dedicata a Sua Maestà è, come dice già il titolo, “Elizabeth My Dear” degli Stone Roses, band fondamentale per la nascita del movimento Britpop. Anche in questo caso si prendono di mira i vertici della monarchia inglese, tanto che il frontman Ian Brown canta: “queste sono le tende per la mia cara Elisabetta”, un’immagine sepolcrale che sottintende la volontà di uccidere il sistema monarchico. Non è un caso che il brano termini proprio con uno sparo.

“Her Majesty” dei Beatles, band apprezzata da Elisabetta II

Storico brano dedicato a Elisabetta II è anche “Her Majesty” dei Beatles, che chiude l’epico album “Abbey Road”, quello con la copertina che ritrae i membri della band mentre attraversano le strisce pedonali. Si tratta della prima ghost track moderna, ossia una canzone nascosta, che non compare nell’elenco del disco, è tra le prime dedicate a Sua Maestà e, con soli 23 secondi, la più breve mai scritta dai Beatles. Un testo inusualmente ironico firmato da Paul Mc Cartney, che canta “Her Majesty is a pretty nice girl”. Nel 1965 la Regina decise di dedicare alla band un riconoscimento, nominandoli baronetti dell’Ordine dell’Impero Britannico: scelta che fece molto scalpore a corte, segnando un punto di rottura con la tradizione precedente. Più tardi anche altri musicisti furono insigniti dello stesso titolo: tra gli altri, Elton John nel 1997 e Mick Jagger nel 2002, a suggellare il legame tra Elisabetta II e il mondo della musica.

“The Queen is Dead” degli Smiths

Brani in molti casi scritti contro l’ordine precostituito, il conservatorismo, le tradizioni impersonificate dal regime monarchico, con parole dure e insulti, mai presi però sul personale da Elisabetta II. Così è stato anche per “The Queen is Dead”, terzo album degli Smiths, che prende il nome dal celebre romanzo di Humbert Selby Jr. del 1964. Nella canzone che dà il titolo al disco, volutamente provocatoria, Morrissey lancia una pungente invettiva contro la Regina e la famiglia reale, ipotizzando che una figura misteriosa irrompa a Palazzo e destituisca la Sovrana e la monarchia. “The Queen is dead, boys”, recitano le battute finali, “la Regina è morta”.