In molti casi sembra di rivedere scene di due anni fa: ora è il caro energia a mettere a rischio un numero considerevole di imprese, con gli esercenti che in alcuni casi hanno ricorso a messaggi inequivocabili ricorrendo a un manichino.

Caro energia, la testimonianza dell’esercente

Se le associazioni a tutela delle imprese sono sul piede di guerra, anche gli esercenti stessi iniziano a far sentire la propria voce: nessuno più di loro può capire cosa significa avere bollette triplicate o peggio a causa del caro energia. L’episodio che più ha fatto scalpore per la sua crudezza artistica è accaduto a Roma, dove un negoziante ha esposto un manichino impiccato da una bolletta della luce in vetrina. L’immagine rende perfettamente l’idea.

Poche settimane fa ho pensato di giocarmi il tutto per tutto e rivolgermi agli usurai, per fortuna mi ha salvato dal proposito l’ambulatorio antiusura della Confcommercio di Roma. Ho debiti per 40mila euro fino al 2025, se il Governo non interviene immediatamente tra tre mesi chiudo e provo a vendere l’attività

Avevo aperto il mio bar nel 2019, circa un anno prima della pandemia. L’attività andava bene poi il covid ha cambiato tutto. Da marzo del 2020 ho perso 110 milla euro di incassi, con tanti sacrifici e tre rate di aiuti per un totale di 10mila euro ho scongiurato la chiusura dell’attività, ma adesso non ce la faccio più

Nel bimestre maggio-giugno ho avuto un aumento di 500 euro, sono preoccupato per quella di luglio e agosto dove ho usato il condizionatore

La testimonianza del negoziante a Repubblica

Situazione critica, associazioni di categoria sul piede di guerra

Il negoziante aveva poi anche trovato chi sarebbe stato disponibile a prestargli i soldi per sopperire alle difficoltà, tuttavia il timore di finire in un brutto giro e il prezioso consiglio di un esponente del ramo antiusura della Confcommercio lo hanno fatto desistere. Oggi la sua gratitudine verso l’associazione è ampia, il baratro economico e finanziario è stato scampato.

Su circa 12mila bar e ristoranti in città poco più del 20% sono in vendita a prezzi ridicoli: una testimonianza della volontà di saldare i debiti e chiudere l’attività in tempi stretti. I piccoli esercenti che avevano provato a resistere allo tsunami del Covid adesso gettano la spugna e abbassano le saracinesche in sequenza. Un fenomeno che riguarda soprattutto le periferie, perché la ripresa dei flussi turistici ha premiato i bar e i ristoranti del centro storico, gestiti in gran parte da veterani del settore, capaci di condurre con successo le attività

Nota della Fiepet Roma, Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici