Nasa: l’ossigeno su Marte è stato prodotto per la prima volta. Lo ha dimostrato l’esperimento Moxie (Mars Oxygen In-Situ Resource Utilization Experiment) a bordo del rover Perseverance della Nasa che, dal momento dell’atterraggio sul Pianeta Rosso nel febbraio 2021, è riuscito a estrarre 6 grammi all’ora di ossigeno dall’atmosfera marziana (circa 100 minuti di ossigeno respirabile) in modo affidabile sia di giorno che di notte e in ogni stagione dell’anno.
Il risultato dello studio è stato pubblicato su Science Advances da un team di ricercatori guidato dal Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston. Secondo i ricercatori, un simile sistema potrebbe generare abbastanza ossigeno per sostenere gli astronauti giunti sul pianeta e per alimentare un razzo per il loro ritorno sulla Terra.
“Questa è la prima dimostrazione dell’effettivo utilizzo delle risorse sulla superficie di un altro corpo planetario e della loro trasformazione chimica in qualcosa che potrebbe essere utile per una missione umana – afferma il vice responsabile di Moxie, Jeffrey Hoffman del Mit -. In questo senso è qualcosa di storico”.
La Nasa e l’ossigeno su Marte
Per la Nasa l’ossigeno su Marte prodotto direttamente in loco ha un valore importante: non significa solo fornire ossigeno respirabile per i futuri esploratori che non deve essere trasportato dalla Terra, ma anche fornire una parte del propellente per far partire razzi dalla superficie marziana. Secondo la Nasa, infatti, un razzo che partisse da Marte con quattro astronauti a bordo dovrebbe avere circa 7 tonnellate di carburante per razzi e 25 tonnellate di ossigeno: la missione di andata dovrebbe quindi prevedere anche l’ossigeno necessario al ritorno del razzo sulla Terra. Sarebbe quindi più efficiente produrre su Marte quelle 25 tonnellate di ossigeno e l’aria da far respirare agli astronauti con un MOXIE più grande, di circa una tonnellata.
Prossimo obiettivo della Nasa per l’ossigeno su Marte è dunque quello di aumentare la capacità di produzione dello strumento, soprattutto nella primavera marziana, caratterizzata da elevati livelli di anidride carbonica e da un’alta densità atmosferica.
Si cercherà cioè di far funzionare Moxie il più a lungo possibile, per verificare se uno stress termico prolungato potrebbe causare danni al sistema nel tempo.
In caso di risultati positivi, si potrà passare alla produzione di una versione più grande dello strumento, progettata per funzionare continuamente e in grado di restare operativa anche per migliaia di ore.