Accadde oggi, 7 settembre 1901: Cina, finisce la ribellione dei Boxer. Passata alla storia anche come rivolta dei Boxer o come guerra dei Boxer, si trattò di un sollevamento esploso in Cina nel 1899 e rivolto contro l’influenza colonialista straniera. La ribellione dei Boxer fu messa in atto da un grande numero di organizzazioni popolari cinesi, riunite sotto il nome di Yihetuan, ovvero: Gruppi di autodifesa dei villaggi della giustizia e della concordia.

Accadde oggi, 7 settembre 1901: Cina, finisce la ribellione dei Boxer

La rivolta ebbe come base sociale molte scuole di kung fu, identificate come “scuole di pugilato”. Per questo motivo, inizialmente, adottarono il nome di “pugili della giustizia e della concordia”: denominazione che, nei racconti dei missionari, fu resa semplicemente come “boxer”.

La rivolta dei Boxer terminò ufficialmente 121 anni fa

La rivolta si concluse con la firma del Protocollo dei Boxer: un trattato ineguale firmato dall’impero Qing e dall’Alleanza delle otto nazioni (Francia, Germania, Giappone, Impero austro-ungarico, Regno d’Italia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti) più Belgio, Paesi Bassi e Spagna, in seguito alla sconfitta cinese nella stessa rivolta dei Boxer di fronte al corpo di spedizione delle otto suddette 8 potenze (nella foto: il battaglione marittimo inviato in Cina per sopprimere la ribellione dei Boxer).

Le conseguenze del Protocollo dei Boxer

Il Protocollo dei Boxer impose alla Cina una pesante indennità di guerra: 450 milioni di tael, pari a 67,5 milioni di sterline dell’epoca, garanzia per il ripristino delle dogane, che del resto erano già in mano agli occidentali dal 1859. Le riparazioni di guerra sarebbero state pagate in oro in trentanove annualità con gli interessi. Le potenze alleate che parteciparono alla spedizione imposero alla Cina anche un indennizzo per le spese di guerra sostenute.