“In questi giorni si parla di prorogare la possibilità dello smart working fino a dicembre, ma sempre nella logica emergenziale, di un lavoro limitato a disabili o a genitori con figli piccoli. Neanche il Covid è servito per capire che quasi tre lavoratori su quattro, in Italia e in Europa, in quanto lavoratori ‘di concetto’ potrebbero svolgere gran parte del loro lavoro da casa, o da centri diversi dalla loro azienda, con enormi risparmi in termini di energia, di congestione del traffico e di mezzi pubblici, di spazi per il lavoro, parcheggi e via dicendo”. Così si esprime Enrico Ferri, professore all’Unicusano e curatore dei 4 giorni della SEA su “IL LAVORO E L’INSEGNAMENTO UNIVERSITARIO NELL’ERA DELLA RIVOLUZIONE TELEMATICA”, conclusasi ad Arpino domenica mattina. Vi hanno partecipato alcune decine fra borsisti e relatori provenienti da diverse università di tutt’Italia, ma anche informatici, giudici, fisici e ingegneri. Il tema si prestava a molti approcci, essendo anche e soprattutto legato alla questione dell’organizzazione del lavoro.
Insegnamento a distanza e smart working
“L’attuale organizzazione dell’economia è ancora strutturata secondo il modello fordiano, che separa drasticamente orario di lavoro e vita privata. Oggi la giornata di lavoro è in media di 7/8 ore, ma con i tempi di spostamento e le pause diventa di 12 ore, come ai tempi di Ford. Il lavoro necessario per il sostentamento, assorbe gran parte del tempo della vita”. Così si è espresso Giuseppe Cricenti, Consigliere in Cassazione, ma la questione dell’inutile perdita di tempo, cioè di vita, è stata ripresa da vari relatori, anche in riferimento alla didattica telematica, non solo sottolineando l’elasticità di questo tipo di formazione, ma pure l’efficacia. È stato chiaro, al riguardo, Pietro Oliva, professore di Ingegneria alla Cusano: “La didattica che usa anche l’ausilio della telematica ha due essenziali prerogative, in gran parte inesistenti nella didattica universitaria in presenza: permette ad ogni studente di svolgere un percorso personalizzato adatto alle sue caratteristiche ed ai suoi ritmi di vita. Permette inoltre di poter verificare e monitorare quasi giorno per giorno il livello di apprendimento dei singoli ed intervenire di conseguenza”.
Che il modello di insegnamento che prevede la presenza di studenti e docenti in uno stesso luogo ad una certa ora sia superato e scarsamente gestibile, è apparso chiaro anche dall’intervento di Massimo Russo, che ha gestito in prima persona le conseguenze, a livello informatico, del blocco della didattica alla Sapienza. Nella sua relazione ha ricostruito in modo puntuale i vari tentativi di ripristinare un’efficiente didattica ed allo stesso tempo ha evidenziato l’impreparazione nel gestire una situazione che mettesse in crisi gli abituali standard universitari.
Che non tutto proceda a rilento, però, è stato mostrato da Daniele Barettin, professore di ingegneria all’Unicusano, che ha parlato del “Progetto europeo Athena: Erasmus e telematica”, di cui è uno dei responsabili, progetto che stabilisce nuovi coordinamenti e procedure didattiche all’insegna della telematica. Molto, però c’è ancora da fare, come ha ricordato Fabio Santella, vice direttore generale dell’Unicusano ed esperto in legislazione universitaria: “Assistiamo ad una situazione paradossale e discriminatoria: si riconoscono i vantaggi della telematica in ambito educativo e si lascia mano libera alle università in presenza di adottarla, ma si mantengono una serie di limiti alle telematiche nell’usare anche forme di insegnamento in presenza. Un’evidente discriminazione.”.
I lavori della SEA di Arpino e le manifestazioni artistiche, musicali e culturali ad essa legate hanno riscosso l’interesse di molti partecipanti e dei media provinciali ma anche e soprattutto nazionali.