I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani hanno condotto un blitz contro presunti favoreggiatori del latitante Matteo Messina Denaro. I militari hanno eseguito provvedimenti emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo nei confronti di 70 indagati, 35 dei quali sono stati arrestati. Quest’ultimi sono accusati di associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti, reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altri reati, tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.
L’indagine degli inquirenti
L’indagine dei carabinieri ruota attorno a Francesco Luppino, arrestato nel 2013 nell’ambito dell’operazione Eden e poi scarcerato, indicato dagli investigatori come uno dei “fedelissimi” del boss. Secondo gli investigatori dopo essere tornato in libertà avrebbe ricominciato a tessere le fila nel mandamento di Campobello Di Mazara.
Nel corso delle indagini del Ros sono stati ricostruiti anche rapporti che vanno al di la della provincia di Trapani, con cosa nostra palermitana, agrigentina e catanese nel cui ambito i mafiosi trapanesi venivano indicati come “quelli che appartengono a Matteo Messina Denaro”.
La mafia trapanese, sottolineano gli inquirenti, controlla il tessuto economico, sociale della provincia; condiziona la libertà degli incanti; gestisce, in forma pressoché monopolistica il settore della sicurezza dei locali notturni e del recupero crediti; altera le procedure di aggiudicazione di immobili oggetto di asta giudiziaria; compie estorsioni nei confronti di aziende del settore enogastronomico (tra cui una cantina vinicola) e turistico (strutture ricettive) ed ha la disponibilità di armi da fuoco. Nel corso dell’operazione, infine, sono state effettuate numerose perquisizioni finalizzate alla ricerca del latitante e sono state intensificate le attività di controllo del territorio nelle zone di maggiore interesse operativo.
Chi è Matteo Messina Denaro
Matteo Messina Denaro è uno dei dieci criminali più ricercati al mondo. Erede dei sanguinari capimafia Totò Riina e Bernardo Provenzano, il suo volto è tuttora sconosciuto, così come la sua voce non è mai stata ascoltata, né esistono le sue impronte digitali perché non è mai stato arrestato: Matteo Messina Denaro è latitante da quasi 30 anni, dall’estate del 1993. Un uomo diventato un fantasma: ‘U Siccu’, come viene chiamato, è un boss moderno.