Non era mai successo. L’euro scivola sotto quota 0,99 dollari, per la prima volta in quasi due decenni, sulla scia dell’incertezza legata all’emergenza energetica in Europa, dopo che la russa Gazprom ha annunciato venerdì che avrebbe chiuso totalmente il gasdotto di Nord Stream 1.
La moneta unica è scesa dello 0,71% a 0,9883 dollari, ai minimi dal dicembre 2002, per poi recuperare terreno a 0,9892. Nel frattempo, l’indice del dollaro statunitense, che misura il biglietto verde rispetto a un paniere di sei valute, tra cui l’euro è la moneta più pesante, ha toccato un nuovo massimo di due decadi, salendo fino a un massimo di 110,25.
Crisi gas. Una discesa inesorabile
Dall’inizio dell’anno la valuta europea ha continuato a indebolirsi rispetto al biglietto verde, colpita dalle turbolenze economiche e dalle incertezze suscitate dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il gigante russo del gas Gazprom ha annunciato venerdì scorso che il gasdotto Nord Stream, che avrebbe dovuto riprendere il servizio sabato dopo la manutenzione resterà completamente chiuso fino alla riparazione di una turbina, fondamentale per le forniture all’Europa.
Uno stop considerato ingiustificato dal punto di vista tecnico dal produttore di turbine Siemens Energy. Il Cremlino ha attribuito la riduzione delle forniture attraverso Nord Stream alle sanzioni europee che avrebbero bloccato il ritorno di una turbina Siemens in riparazione in Canada.
Dopo aver sfiorato il 26 agosto il massimo storico di 345 euro per megawattora, stabilito a marzo all’inizio della guerra in Ucraina, la scorsa settimana il prezzo del gas naturale europeo è sceso di oltre un terzo, chiudendo le contrattazioni a 212 euro al megawattora venerdì.