Alla fine vince il “Rechazo”, il rifiuto alla modifica della Costituzione del Cile: così ha deciso il popolo con un sorprendente 62% di preferenze che mantiene in vigore il testo redatto nel 1980 sotto la presidenza di Augusto Pinochet.
Primo stop alla politica riformista di Gabriel Boric
Il Cile dice no alla riforma della Costituzione promossa dal neo presidente Gabriel Boric con uno schiacciante 62% di voti. Il referendum da potenziale strumento innovativo si trasforma invece in un flop che invita a un’immediata riflessione dei vertici governativi. È prevista per la giornata di oggi una riunione straordinaria alla presenza dei leader dei principali partiti. Non ci sono certezze su ciò che accadrà, benché lo stesso Boric sia determinato a dare una spallata al passato e a eliminare le profonde disuguaglianze socioeconomiche che rendono il Cile un Paese estremamente diviso.
Il 36enne presidente cileno era salito alla ribalta per aver rivendicato le manifestazioni di piazza avvenute a Santiago nel 2019, quando le proteste civili culminarono in una maxi-operazione di guerriglia urbana: 17 le vittime e migliaia gli arresti. Un episodio che convinse l’allora capo di Stato Piñeda a iniziare l’iter burocratico per la riforma costituzionale.
Il nuovo testo, secondo quanto riportato dai media locali, è stato giudicato eccessivamente ambizioso dai 15 milioni di cileni. Scritto seguendo una rigida parità di genere, con la Convenzione costituzionale equamente divisa tra uomini e donne (e guidata da una donna di etnia Mapuche), il testo si componeva di circa 180 pagine strutturate in maniera più o meno articolata il cui succo è riassunto nella seguente frase:
Il Cile è uno Stato di diritto sociale, laico e democratico. Multinazionale, interculturale, regionale ed ecologico, inclusivo e paritario
Estratto dal testo della Nuova Costituzione
La nuova Costituzione del Cile: superare le diseguaglianze
Leggendo il programma, non c’è alcun dubbio sul carattere innovativo improntato da Boric: diritti per le minoranze etniche (anche in Parlamento), maggiori diritti sui temi più divisivi come salute e istruzione, il diritto a una vita libera dalla violenza di genere, alla “neurodiversità” e alla morte dignitosa. E ancora l’eliminazione del Senato a favore di una Camera delle Regioni, paritaria e plurinazionale, e il grande protagonista: il cambiamento climatico e la protezione dell’ecosistema.
Poche ore dopo l’ufficializzazione dei risultati, i sostenitori del sì hanno assediato Plaza Dignidad a Santiago del Cile scatenando rabbia e frustrazione. Disordini e incidenti a cui la polizia ha risposto a tono. Boric, intanto, ammette la sconfitta:
Oggi il popolo cileno ha parlato in modo chiaro e forte. I cittadini non sono soddisfatti del testo che l’Assemblea costituente ha presentato e come presidente della Repubblica accetto con umiltà questo verdetto
Gabriel Boric, presidente del Cile
Lo stesso presidente ha poi dichiarato:
L’anelito al cambiamento e alla dignità richiedono alle nostre istituzioni e agli attori politici di lavorare con più impegno, dialogo, rispetto e affetto, fino ad arrivare a una proposta che ci interpreti tutti. Eccoci qui. Viva la democrazia e viva il Cile!
A lui ha fatto eco la sindaca comunista di Santiago, Irací Hassler Jacob che ha commentato:
Uomini e donne cilene si sono espresse chiaramente in un processo democratico: il testo proposto non ha ottenuto il sostegno della maggioranza. Il risultato ci sfida come Paese a costruire una nuova Costituzione che ci rappresenti pienamente, e per questo la strada è più democrazia.