Continua la campagna elettorale dei partiti in vista del prossimo 25 settembre e, questa volta, i leader delle forze politiche hanno incontrato al Forum Ambrosetti manager e impreditori: presenti Salvini, Giorgia Meloni – per lei prima volta in assoluto al Forum – mentre Giuseppe Conte era collegato via web.
Forum Ambrosetti, Salvini: “370 mila posti di lavoro a rischio, dobbiamo agire ora”
Matteo Salvini analizza di fronte ai manager e imprenditori presenti al Forum Ambrosetti la situazione economica del nostro Paese, affermando che bisognerebbe fare come fatto in Germania dove il governo – in accordo con tutti i partiti – ha stanziato 65 miliardi per aiutare famiglie e imprese:
“Ci sono 370 mila posti di lavoro a rischio. Perché qua c’è la grande finanza, ci sono investitori istituzionali, ma il 95% delle aziende italiane contano meno di dieci dipendenti. Quel che vorrei la politica capisse è che il problema è adesso, la vita è adesso, la sopravvivenza è adesso, ottobre è tardi, novembre è tardi. In Germania stamattina hanno fatto qualcosa che dovremmo copiare: tutti i partiti al governo, da destra a sinistra, hanno approvato uno stanziamento di 65 miliardi di euro per sostenere famiglie e imprese. Io credo nell’Europa che crea lavoro e sviluppo, ma a febbraio l’alto rappresentante per la politica estera dell’Ue diceva, con un ragionamento un po’ semplicistico, che le sanzioni contro la Russia avrebbero evitato che i russi venissero a fare shopping a Milano, feste a Saint-Tropez e comprassero diamanti ad Anversa. Lascio a voi giudicare come sistema economico e produttivo quanto questa visione a oggi 4 settembre sia fondata”
Il leader della Lega poi aggiunge:
“Le previsioni del Fmi dicono che a fine luglio le sanzioni hanno comportato un avanzo commerciale tra export e import di 140 miliardi di dollari cash nelle casse della Federazione Russa. Stima del Fmi a fine anno: 227 miliardi di dollari. Dovevamo mettere in ginocchio un Paese, questi sono i dati economici dell’attuale provvedimento. Quindi andiamo al governo e cambiamo alleanze? No! Siamo profondamente, orgogliosamente, democraticamente, stabilmente radicati nell’Occidente libero, democratico, che crede nel dialogo e non nella guerra o nell’aggressione. Però al settimo mese di guerra le esportazioni italiane si sono dimezzate e questa è la liquidità che la Federazione Russa sta raggiungendo con il rublo ai massimi storici da sette anni a questa parte”
Meloni: “Se Ucraina cade, Europa finisce sotto influenza cinese”. Calenda: “Ricominciamo da agenda Draghi”
Se Matteo Salvini aveva partecipato altre volte al Forum Ambrosetti, quella di oggi era la prima volta in assoluto per Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia guarda con attenzione al conflitto in Ucraina:
“Siamo in mezzo a una guerra, e indipendentemente da quanto durerà, resterà la divisione tra blocchi: per questo Fratelli d’Italia ha preso una posizione così chiara sul conflitto in Ucraina. Io sono convinta che sia la punta dell’iceberg di un conflitto molto più ampio il cui obiettivo è la revisione degli assetti mondiali. Se l’Ucraina cade e l’Occidente perisce, il grande vincitore non sarà solo la Russia di Putin, ma la Cina di Xi Jinping. E chi è più debole in Occidente, segnatamente l’Europa, rischia di ritrovarsi sotto l’influenza cinese. Bisogna combattere questa battaglia. Sento ancora parlare di sanzioni sì, sanzioni no, armi sì, armi no. Pensate veramente che con la posizione italiana decidiamo il destino del conflitto in Ucraina? Se l’Italia si ritirasse, cosa farebbe il resto dell’Occidente? Non cambierebbe niente”
All’incontro con gli imprenditori c’era anche Carlo Calenda, leader di Azione, che ha le idee ben chiare su da dove il prossimo governo dovrà partire:
“Non possiamo ricominciare come negli ultimi trent’anni. È stato chiamato l’italiano più illustre del mondo e poi è stato sfiduciato per ragioni di bassa cucina elettorale, nel momento in cui abbiamo una situazione geopolitica drammatica, l’inflazione, il caro-energia. Il nostro proposito è molto semplice: ricominciamo dal metodo e dall’agenda di Draghi. Draghi è caduto perché in Parlamento ha detto le cose che servivano fare: il rigassificatore, cambiare il reddito di cittadinanza… È la prima volta che qualcuno dice con nettezza dei sì e di no. Noi faremo pochissime promesse. Il problema dell’Italia da 30 anni non è la mancanza di soldi, ma la mancanza di capacità di realizzare e implementare. Non c’è cultura della gestione. Io da ministro dello Sviluppo economico ho fatto tutto quello che volevo fare, a partire da Industria 4.0. L’ho fatta recuperando 12 miliardi e mezzo di fondi non spesi”