È conosciuta come “la Reina del Sur”, Sandra Avila Beltran. La donna del cartello della droga messicano, che ha ispirato la serie tv “Regina del Sud”, ha citato ora in giudizio Netflix e il canale televisivo Telemundo, rivendicando il diritto d’autore e quindi il 40% dei proventi della serie.

“Regina del Sud”, la serie tv Netflix che racconta la vera storia di Sandra Avila Beltran

La serie racconta le vicende di una donna nel mondo prettamente maschilista del narcotraffico e le sue abilità nell’emergere e raggiungere le vette del potere. Sullo schermo è Teresa, interpretata dall’attrice Kate del Castillo, ma nella realtà è stata Sandra Avila Beltran, un nome noto tra i Cartelli messicani. La chiamavano la Regina del Pacifico, da cui il nome della serie, titolo che si era conquistata contribuendo a creare uno dei gruppi più famosi tra quelli che si spartiscono il traffico di cocaina verso gli Stati Uniti: quello di Sinaloa. Nipote di Miguel Ángel Félix Gallardo, cofondatore del Cartello di Guadalajara, si è fatta spazio riuscendo ad agganciare il Clan del Golfo in Colombia, l’organizzazione che avrebbe procurato al Cartello montagne di coca ad un prezzo migliore di quello offerto dal Cartello di Cali e prima ancora di Medellín. Trovare il contatto significava ottenere il diritto a una parte dei profitti e Sandra Avila Beltran è riuscita a garantirseli. Non è stato facile, e in quel mondo ha vissuto anche delle relazioni che non sono finite bene. Come quella con il boss colombiano Juan Diego Espinosa, nel mirino della Dea, che sarebbe stata la sua rovina: i due sarebbeto stati arrestati e detenuti a Città del Messico nel 2007 e poi estradati negli Usa, dove lei avrebbe sempre affermato di aver solo aiutato Espinosa, riuscendo a non farsi condannare.

Ora la Reina è determinata a prendersi ciò che le spetta

Ora Sandra Avila Beltran è determinata a prendersi tutto ciò che, secondo lei, le spetterebbe di diritto, visto che la serie tv Netflix “Regina del Sud”, distribuita in America Latina da Telemundo e che ha ottenuto un gran successo di pubblico, aggiudicandosi anche l’International Emmy Award come il miglior programma in prima serata negli Stati Uniti in lingua non inglese nel 2020, è stata costruita sulla sua storia. Insieme ai suoi legali la donna ha quindi depositato la richiesta per il 40% dei diritti d’autore sulla serie televisiva. Come ha spiegato il suo avvocato Israel Razo a Milenio TV, la serie avrebbe danneggiato la 61enne, tornata in libertà nel 2015 dopo che un giudice messicano ha stabilito che non poteva essere processata due volte per lo stesso crimine: “Vivere con il soprannome di un trafficante di droga è molto difficile”. In risposta, Netflix e Telemundo hanno affermato che la vita di Avila Beltran è “una questione di interesse pubblico”, quindi non ci sono motivi per una causa. Intanto la Reina spopola sui social, dove non manca di mettere in mostra la bellezza che l’ha sempre contraddistinta, come raccontano diversi anneddoti che la vedono protagonista, come quello secondo cui era solita richiedere sedute di botulino durante la detenzione. Oltre ad aver ispirato un romanzo e la serie oggetto di controversia, il gruppo messicano Los Tucanes de Tijuana le ha dedicato la canzone Fiesta en la Sierra.