Il premier dimissionario Boris Johnson è stato protagonista di una lunga intervista concessa al quotidiano Repubblica, dove si racconta a pochi giorni dal cambio di proprietà a Downing Street previsto il prossimo martedì.

UK, Liz Truss probabile successore di Boris Johnson a Downing Street

Boris Johnson, intervistato nella “sua” Leiston dal quotidiano Repubblica, traccia un bilancio del suo mandato da primo ministro britannico alla vigilia del passaggio di consegne con (probabilmente) Liz Truss, attuale ministro degli Esteri. Il Regno Unito, come l’Italia, cambierà Esecutivo (anche se per ragioni diverse) in un momento storico alquanto significativo:

Nelle prossime settimane sia io che Mario Draghi lasceremo il nostro incarico. Ma sono certo che i nostri successori possano comprendere la difficoltà di governare il proprio Paese in un contesto geopolitico dominato dalla guerra in Ucraina. Oggi i valori fondamentali alla base della nostra democrazia, ossia la pace e la nostra sicurezza, sono minacciati. Dobbiamo continuare a difenderli a ogni costo

Boris Johnson, primo ministro britannico

Il ricordo dello scoppio della guerra ed il ringraziamento a Draghi

Continuando col proprio discorso, Johnson ha poi voluto raccontare gli sforzi messi in atto non solo dal Regno Unito ma anche dall’Italia nel tentativo di contrastare la crisi bellica portata dalla Russia. Allo stesso tempo, l’ex premier ha voluto offrire un proprio parere sull’unica strategia spendibile per fermare Putin:

Il Regno Unito e l’Italia si trovano unite nell’affrontare le conseguenze globali dell’invasione russa, dalle forniture di grano ai rincari energetici. Davanti a un simile scenario fa molta gola l’ipotesi di sfuggire dal pericolo, tuttavia l’unico modo per sconfiggere un bullo come Putin è affrontarlo, mettendo a nudo la sua debolezza, attraverso la nostra forza collettiva.

Boris Johnson, primo ministro britannico

Prima di quel momento, Boris Johnson ha voluto ricordare il momento in cui aveva appreso della situazione ucraina dalle parole di Zelensky stesso:

Quando nel cuore della notte del 24 febbraio Zelensky mi ha chiamato per dirmi che i carri armati russi stavano attraversando il confine, è stato dolorosamente chiaro che, in Europa, stavamo entrando in una nuova e pericolosa era. Putin aveva fatto l’impensabile e l’imperdonabile, iniziando l’invasione militare su larga scala di un Paese sovrano, con l’obiettivo di sottomettere il popolo ucraino con ogni mezzo necessario. Da allora, il nostro continente si è mobilitato per sostenere la difesa dell’Ucraina, per rafforzare la sicurezza del fianco orientale dell’Europa e inasprire la pressione economica sulla macchina da guerra russa.

Nell’intervista c’è anche un parziale riconoscimento a Mario Draghi quale figura ispiratrice per il suo carisma e le sue doti di leadership mostrate in un contesto piuttosto scomodo:

Mario Draghi e io siamo stati fianco a fianco nella Nato e nel G7, impegnandoci a sostenere la libertà e la democrazia in Ucraina e imponendo a Mosca sanzioni senza precedenti. Lo dobbiamo al popolo ucraino, che ha dimostrato di voler combattere coraggiosamente per la libertà, respingendo senza sosta la potenza dell’esercito russo. Non dimenticherò mai la chiamata di Zelensky nel cuore della notte del 24 febbraio, spero e prego che, alla fine, riescano a cacciare i russi dai territori occupati

Boris Johnson, primo ministro britannico