Scuole chiuse o aperte il sabato; dad o non dad; professori che mancano all’appello; perfino i bidelli scarseggiano; si accende o non si accende il riscaldamento. Sono questi i temi di discussione in Italia quando mancano pochissimi giorni alla riapertura delle scuole. Alcuni argomenti sono nuovi, altri annosi e mai risolti. Per la scuola, e non si capisce il perchè, l’attenzione non è costante eppure la formazione dei giovani e giovanissimi dovrebbe essere fondamentale in uno Stato che pensa al futuro. L’assenza di docenti è un problema ricorrente e anche la scarsità dei bidelli ma non si trovano soluzioni adeguate per garantire un’istruzione serena a tutti. Si rivolterà nella tomba il povero ministro della pubblica istruzione Michele Coppino, piemontese di Alba, massone, che il 15 luglio del 1877 varò la riforma che rese obbligatoria e gratuita la frequenza della scuola elementare fino ai 9 anni. La riforma prevedeva una scuola obbligatoria, gratuita e aconfessionale, e fissava tra le materie di insegnamento le “nozioni dei doveri dell’uomo e del cittadino”, al posto dell’insegnamento religioso. Una riforma rivoluzionaria per quel tempo.
Qui mancano prof e bidelli, lì si fa lezione nei rifugi antiaerei
Mentre in Italia discutiamo di prof e bidelli, di riscaldamento e di dad, dall’Ucraina bombardata, che piange morti e feriti, ci viene una lezione. Nonostante la guerra, scrive Linkiesta.it,
“la maggior parte degli istituti riapre con la didattica a distanza, anche per includere gli alunni all’estero. Chi va in presenza dovrà avere nello zainetto anche medicine, ricambio e powerbank”.
Dall’inizio della guerra sono stati uccisi 379 bambini e 1.114 sono stati feriti, migliaia sono all’estero, ma forse i numeri sono in difetto. In alcune zone ucraine le scuole dotate dei rifugi antiaerei ripartono il primo settembre con la didattica in presenza. Nello zainetto i bambini porteranno libri e quaderni e quello che serve per le emergenze. Ma la scuola riparte. E questo è un bel messaggio. Anche per l’Italia.
Stefano Bisi