Ieri sera il Consiglio Grande e Generale di San Marino ha approvato dopo molte ore di discussione e tentativi di mediazione la proposta di legge in seconda lettura sull’aborto che ora non sarà più considerato reato. La legge è arrivata dopo il referendum di Settembre 2021.

Mercoledì sera il parlamento di San Marino ha approvato una legge per depenalizzare l’aborto, il Paese era uno dei pochissimi stati in Europa in cui l’interruzione volontaria di gravidanza era ancora reato e tutti i tentativi di depenalizzarla erano fino ad ora falliti. Al momento gli altri stati europei dove abortire è illegale o comunque fortemente limitato sono Città del Vaticano, Malta, Andorra, Liechtenstein e Polonia.

Alla legge si è arrivati dopo un referendum che si era tenuto lo scorso Settembre e che era stato voluto e promosso dai movimenti femministi, come l’Unione Donne Sanmarinesi.

Il referendum si era tenuto dopo 18 anni di tentativi di depenalizzare l’interruzione volontaria di gravidanza e aveva ottenuto una maggioranza larghissima, il 77, 3% dei voti e un’affluenza del 41%. Gli abitanti di San Marino in questo modo hanno espresso un voto favorevole alla depenalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, costringendo quindi il parlamento locale a modificare il codice penale e a disciplinarla con una legge.

Il quesito referendario, inoltre, era di tipo propositivo, vale a dire che il suo obiettivo era quello di determinare principi e criteri direttivi a cui il parlamento avrebbe dovuto attenersi per formulare una legge che regolamentasse l’aborto.

La legge è stata infine approvata con 32 voti a favore, 7 contrari e 10 astenuti e prevede proprio la possibilità di abortire “senza obbligo di fornire alcuna motivazione” entro la dodicesima settimana di gestazione.

Si potrà poi, interrompere la gravidanza anche dopo, in caso di pericolo per la vita o grave rischio di salute della donna, anomalie del feto, stupro o incesto.

San Marino legge sull’aborto: il referendum

Per arrivare a questo passo, sancito dall’esito referendario dell’anno scorso, che aveva depenalizzato l’aborto, è servita una lunga mediazione sui temi su cui le parti contrapposte erano più divise come la contraccezione “d’emergenza” l’educazione sessuale nelle scuole, il ruolo delle “strutture associative” e di “sostegno alle madri”.

Con il referendum del 26 Settembre 2021 che ha visto vincere il sì a larga maggioranza era stato abrogato un codice risalente al 1865 che puniva con pene tra sei mesi e tre anni per la donna che abortiva e pene fino ai sei anni per chi l’aiutava o eseguiva materialmente l’aborto.

La legge ora prevede anche l’istituzione di consultori in cui anche le minorenni potranno accedere alla contraccezione di emergenza senza l’autorizzazione dei genitori o la ricetta, l’inserimento di programmi di educazione sessuale nelle scuole, il divieto di effettuare interventi di interruzione volontaria di gravidanza in libera professione per il personale che scelga l’obiezione di coscienza, la perseguibilità di professionisti che forniscano informazioni false al fine di dissuadere la donna dal richiedere l’interruzione di gravidanza.

La legge impone anche la tutela della “dignità della donna da qualsiasi giudizio morale o pressione psicologica in relazione alla scelta personale o all’intenzionalità della stessa di fare ricorso alle procedure o agli interventi previsti” .

Il testo definitivo della legge

Il testo definitivo sarà disponibile a breve, Karen Pruccoli, presidente dell’Unione Donne Sanmarinesi, spiega che rispetto all’ultima versione diffusa, quella approvata lo scorso 27 Luglio dalla Commissione che, tra le altre cose, si occupa di sanità, ha apportato modifiche minime, ma importanti: “È stato rimosso per esempio l’enunciato che all’articolo 1 affermava la tutela della vita umana “dal suo inizio” così come quello che definiva il ricorso all’interruzione di gravidanza una scelta da considerarsi “in extrema ratio”, due enunciati in contrapposizione con la tutela della libertà di autodeterminazione della donna”.

La legge prevede inoltre, misure per limitare gli effetti di eventuali obiezioni di coscienza sulla donna che scelga di abortire, con un obbligo per l’Istituto per la Sicurezza Sociale, quello che garantisce il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza, di “attivare appositi contratti a convenzione con professionisti non obiettori” in caso di impossibilità a ricorrere all’aborto in una struttura in cui è previsto.

Concretamente sarà possibile usufruire della legge già dalla sua entrata in vigore, prevista il quinto giorno successivo a quello della sua pubblicazione.